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PIER AUGUSTO BRECCIA "Ermeneutica. Disegni e dipinti 1979-2005" Firenze, Archivio di Stato - Piazza Beccaria
sabato 18 giugno - sabato 16 luglio 2005

PIER AUGUSTO BRECCIA e i suoi dipinti all'Archivio di Stato di Firenze
© www.zoomedia.it - v.i. - 17 giugno 2005 anteprima stampa
PIER AUGUSTO BRECCIA e le sue opere all'Archivio di Stato di Firenze

PIER AUGUSTO BRECCIA
Ermeneutica. Disegni e dipinti 1979 - 2005": dal 18 giugno al 16 luglio 2005
All'Archivio di Stato di Firenze in eposizione circa centoquaranta opere, tra dipinti
ad olio su tela e disegni a matita su carta, che ripercorrono il cammino artistico-filosofico del pittore "esistenzial-metafisico" Pier Augusto Breccia dal 1979, anno d'inizio del suo lavoro, ad oggi.
La mostra, promossa da Salvatore Italia, Capo Dipartimento dei Beni Archivistici e Librari del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è curata dall'artista stesso in collaborazione con Marisa Del Re, fra i nomi più prestigiosi nel mondo dell'arte internazionale moderno-contemporanea.
Per la prima volta, con la retrospettiva "Ermeneutica. Disegni e dipinti 1979 - 2005" l'artista propone la denominazione di "pittura ermeneutica": "ognuno di noi in linguaggio strettamente ermeneutico non può diventare né interpretare se non ciò che egli è". Con il termine di "pittura ermeneutica" Breccia vuole connotare il proprio lavoro sottolineandone l'autonomia e le differenze sia nei confronti del Surrealismo che della pittura cosiddetta Metafisica.


© PIER AUGUSTO BRECCIA La baia dell'innocenza – Olio su tela – cm 200x280 – 2002
in www.zoomedia.it

La pittura ermeneutica di Breccia
"Sta a noi rifiutare, accettare, negare o affermare, ridurre o estendere la vibrazione di un animus-anima che ci consente il diritto di essere in qualsiasi
momento la verità della nostra coscienza o il nulla della nostra ragione" (P.A. Breccia). Dopo 25 anni di ininterrotta attività creativa ed espositiva - circa mille opere realizzate e cinquanta mostre personali in Europa e negli Stati Uniti -, l'artista propone per la prima volta la "pittura ermeneutica" per caratterizzare e differenziare le proprie creazioni rispetto al Surrealismo e alla Metafisica. In tutti e tre i casi si tratta di linguaggi pittorici che, al di là della pura e semplice espressività emozionale, si propongono come prodotti di un Io che si interroga sui fondamenti della propria coscienza o sul senso dell'esistenza. E in tutti e tre i casi il linguaggio pittorico si offre ai visitatori come un'occasione di significabilità personale, oltre che come una via di fuga attraverso la porta di una fruizione estetica di tipo onirico o fantastico.
Ciò che rende la pittura di Breccia innovativa rispetto agli altri due linguaggi, sta nel fatto che la sua proposta di significabilità non si accontenta di
un'interpretazione meramente psicologica, come nel caso del Surrealismo, né si risolve nella rassegnata accettazione di un Nulla metafisico vuoto di
senso o comunque privo di riferimenti concreti rispetto alle tematiche dell'esistenza.
Il linguaggio pittorico di Breccia si propone, piuttosto, come una pressante sollecitazione al trascendimento continuo del limite psico-fisico individuale
ed al superamento delle tentazioni e dei cedimenti nichilistici, incalzando il visitatore con una straordinaria varietà di invenzioni pittoriche, di situazioni
prospettiche paradossali, di bizzarre ed ardite combinazioni cromatiche e di enigmatiche allusioni formali che lo sospingono sempre più "oltre", nel
territorio in cui il Mistero dell'Essere (o di Dio) si rivela attraverso l'infinita significabilità della "cifra" dell'esistente: un territorio nel quale l'immaginazione prosegue nella verità e la verità prosegue nell'immaginazione. Tutto ciò si realizza grazie all'incessante gioco interpretativo, per l'appunto "ermeneutico", al quale viene sollecitata la coscienza del soggetto nel suo personale rapporto con la "cifra" esistenzial-metafisica dell'opera di Breccia.
La mostra
Il percorso espositivo comprende, oltre a novantasette opere pittoriche di medio e grande formato, anche quaranta disegni di dimensioni più ridotte,
molti di esecuzione recente in preparazione di opere maggiori, alcune presenti in mostra ma per lo più ancora da realizzare. Questi piccoli disegni
permettono di seguire l'iter elaborativo dell'artista e di gettare uno sguardo sul prossimo futuro del suo linguaggio visuale.
La disposizione delle opere, pur tenendo conto della loro datazione, non è tuttavia strettamente cronologica, proprio perché, raggruppandole in
sequenze tematiche, si è voluto sottolineare la continuità e la coerenza formale della cifra pittorica di Breccia nei venticinque anni della sua attività.
La mostra è corredata da una pubblicazione con immagini a colori, una presentazione di Salvatore Italia e una nota introduttiva di Breccia, affiancata
da un volume, "Introduzione alla pittura ermeneutica", pubblicato da Breccia per l'occasione come "manifesto" del suo personale linguaggio pittorico -
filosofico. Il testo comprende, oltre ad un suo scritto, anche un saggio di Elio Matassi, Professore Ordinario di Filosofia Morale presso l'Università di
Roma - Tre, dal titolo "Sulla pittura ermeneutica: Pier Augusto Breccia, il messaggero dell'alterità".
L'artista
Pier Augusto Breccia è conosciuto in campo internazionale per il personalissimo linguaggio pittorico, innovativo sia dal punto di vista formale che contenutistico. Dopo un'intensa e apprezzata carriera come cardiochirurgo presso il Policlinico A. Gemelli di Roma, nel 1977, senza alcun precedente in proposito, Breccia scopre di possedere un insospettato talento grafico che lo conduce, due anni dopo, all'elaborazione di un linguaggio creativo molto personale. Individuato ed introdotto nel mondo dell'arte da Cesare Vivaldi, Breccia tiene a Roma la sua prima esposizione nel 1981, suscitando immediatamente interesse di pubblico e critica. Da allora la sua attività artistica ha preso gradualmente il sopravvento su quella chirurgica fino a che, dopo due anni di aspettativa, decide di dimettersi dalla professione di medico (1985). Tra il 1984 e il 1996 soggiorna e lavora prevalentemente a New York, dove intrattiene rapporti continuativi con importanti gallerie statunitensi, tornando occasionalmente in Europa per mostre personali.
Dal 1996 è nuovamente in Italia dove espone in spazi pubblici sia a Roma che altrove: si ricorda, tra le varie mostre, quelle al Palazzo dei Papi di Viterbo nel 1997, al Teatro Comunale di Fiuggi nel 1999, al Palazzo dei Sette di Orvieto nel 2000, al Complesso del Vittoriano di Roma nel 2002 e, infine, al Palazzo Ziino di Palermo nel 2003.
Allestimento: Franco Ristori in collaborazione con l'Archivio di Stato di Firenze

INAUGURAZIONE: sabato 18 giugno 2005 ore 17.00-Firenze, Archivio di Stato, Piazza Beccaria

Orario: dal lunedì al venerdì 10.00-18.00; sabato e domenica 10.00-19.00
INGRESSO LIBERO

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Pagina pubblicata il 08-07-2005 - Aggiornato il 02-Lug-2016