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Fattoria di Celle - Pistoia – Italy
LA COLLEZIONE GORI DI ARTE AMBIENTALE
MAIMAO
Fattoria di Celle - Collezione Gori, dal 9 al 23 settembre 2006.
Mostra sulla figura di Mao Zedong a 30 anni dalla sua morte (9 settembre
1976) con
le opere di artisti cinesi contemporanei.
L’esposizione proseguirà poi a Parigi
presso l’Orangerie du Sénat, dove per il Senato francese sarà esposta
dal 29 settembre al 5 ottobre, per la Festa Nazionale Cinese.
Realizzata tra Pechino e Shangai alla fine del 2005, l’esposizione, ideata
da due giovani curatori, Lina Lopez e Giacomo Rambaldi, presenta i lavori di
venti artisti cinesi contemporanei, selezionati tra più di cinquanta.
Artisti tra i più significativi della scena contemporanea cinese, alcuni
più giovani e altri già affermati a livello internazionale, chiamati
a dialogare su un periodo storico e su una figura come quella di Mao, che hanno
influenzato l’arte cinese fino agli inizi degli anni Ottanta e i cui
effetti possono essere avvertiti ancora oggi.
Ai venti artisti è stato chiesto di intervenire, a seconda della propria
sensibilità e del proprio vissuto, su una fotografia in bianco e nero
che ritrae una statua in ceramica bianca del presidente. Un’icona che,
come una tela bianca, lasciasse agli artisti la massima libertà di espressione.
In mostra venti opere di Cao Yang, Chang Neng, Chen Guang, Chen Lian Qing,
i Gao Brothers, Gao Negli, Gu Cheng, Ji Dong, Ji Juan, Jinhu Chen, Li Sa, Li
Yan, Lu Xiao, Luo Yong Jin, Pan Du, Pu Jie, Xiao Peng, Yang Shen, Ye Fu e Zhang
Qikai.
Negli ultimi 30 anni, la Cina è stata protagonista di una grande trasformazione
che nel campo della produzione artistica si è tradotta in un lento abbandono
delle restrizioni imposte dal regime comunista. Restrizioni che iniziano già nel
1942, al forum sull’arte e la letteratura nello Yun’an, dove vengono
definiti i principi e le regole a cui ogni artista deve attenersi: “la
produzione artistica deve essere solo ed esclusivamente a servizio dello stato
e gli artisti a servizio delle masse”. Negli anni della rivoluzione
culturale (1966-1976) la soppressione di ogni espressione artistica è tale
che l’unico oggetto rappresentabile è la propaganda della rivoluzione
con l’effigie del Grande Timoniere. Centinaia di migliaia di ritratti
del presidente vengono allora dipinti, scolpiti, stampati ed esposti in luoghi
pubblici e privati. Dopo la morte di Mao, la rinascita della produzione artistica
riparte proprio dalla sua immagine, dando vita ad una nuova interpretazione
del suo ritratto.
La mostra odierna nasce con l’intento di analizzare questo argomento,
tuttora estremamente attuale in Cina, affidando ad artisti di generazioni differenti
il compito di delineare il legame che unisce la storia alla contemporaneità.
La condanna della rivoluzione culturale, l’immortalità della figura
di Mao, il forte mutamento della Cina contemporanea e il rifiuto del consumismo
sono i temi principali che emergono dai lavori in mostra. Mao è l’immortale
leader comunista o il simbolo di un mondo che lentamente scompare di fronte
alla Cina moderna.
Da un lato, dunque, queste opere sono la risposta diretta ad una politica di
censura e di disapprovazione di ogni forma di arte e letteratura, dall’altro
un’esperienza che evidenzia la consapevolezza del forte mutamento sociale
ed economico in atto in Cina: una consapevolezza che diventa critica nei confronti
di un sistema che ha abbandonato gli ideali comunisti a favore di una società basata
sul capitalismo e la produzione di massa.
La trasformazione della Cina contemporanea si ritrova nel lavoro di alcuni
artisti come Jin Juan, Lu Xiao, Zhang Qikai. Quest’ultimo sommerge l’immagine
di Mao, fino a quasi farlo scomparire, con decine di piccole bambole di plastica: è il
mondo del consumismo che cancella quello del comunismo. La condanna alla rivoluzione
culturale è evidente nei lavori di Chen Lian Qing, Ye Fu e Cao Yang
che fa riferimento ai libri bruciati in quegli anni e allo stesso tempo lascia
emergere in trasparenza l’immagine di Mao, come traccia indelebile della
storia cinese.
L’immortalità del presidente è rappresentata da Chang Neng
come un’anima in bianco e nero che sopravvive all’escoriazione
e alla morte del corpo. Cheng Neng e Pan Du riprendono il concetto dello scorrere
del tempo: il primo rappresentando tre momenti, la vita, la morte e il dopo
Mao, quando il presidente diventa una statuetta imballata e venduta ai turisti;
il secondo accostando una tela blu ed una rossa (la prima riferita alle giacche
blu della rivoluzione, la seconda al colore che più di ogni la rappresenta)
e lasciando che il corpo di Mao sia solo una traccia bruciata.
Altro tema ricorrente è la trasfigurazione di Mao, come si osserva nei
lavori di Gu Cheng, Pu jie et Luo Yong Jin. Artisti come Jinhu Chen et Ji Dong
utilizzano tecniche più tradizionali come la calligrafia e l’inchiostro
su carta di riso.
In occasione della mostra MAIMAO sarà pubblicato un catalogo (ed.
Gli Ori arte contemporanea) con testi critici di Lina Lopeze Giacomo Rambaldi;Jean-Pierre
Remy(critico, presidente dell'anno della Cina
in Francia, ex-direttore della Villa Medici a Roma); Liu Guopeng(professore
di sociologia all'Università di Pechino) ePia Cooper(critica di arte
contemporanea cinese per la Galleria Artcurial di Parigi).
Nello spazio espositivo di Casapeppe, oltre alla mostra MAIMAO, sarà possibile
vedere alcune opere di Tony Cragg, Sol LeWitt, Menashe Kadishmane Robert
Morris.
All’interno, i “Feltri” di Morris (1982) e la straordinaria
serie di quindici pitture murali di Sol LeWitt “Pencil Lines in Four
Directions and All of Their Combinations on Black Squares” (2004). All’esterno,
LeWitt con la scultura “1-2.3-2-1”, Menashe Kadishman con l’installazione “Pecore
e pecore” e Tony Cragg. (c. s.)
FATTORIA DI CELLE - COLLEZIONE GORI DI ARTE AMBIENTALE