Genova
(Taccuini,
Abbozzi e Carte Varie)
O città fantastica, o gorgo di fremiti
sordi!
Mentre sulle scale lontano io salivo davanti
A la tua notte torbida lambita di luci fuggenti
E lento tra le spente teorie
Degli uguali cipressi, le grandi spente faci,
salivo
Salivo guidando l'affranta
Giovane al chiostro bianco nel fremito amaro
dei lauri
Ridevano giù per le scale
su un circolo incerto inquiete forme beffarde
Il fiume mostruoso
Torbido riluceva come un serpente a squame.
Quande'ella in pallore anelante
Fisa rivolta, le labbra convulse, le amare
Labbra protese a te nero turrito naviglio nel
mare
del
fuoco
A te nell'ultime febbri dei tempi consunte,
o città,
E te nell'ultime febbri dei tempi consunte,
o città,
E sia questo amore omicida
Gridai ecc. ecc. ecc.