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Firenze

" I sepolcri di Santa Croce. Archivi di arte, scienza, musica, letteratura"

Né già conforto sol ma scuola ancora …


(Nell'immagine: Monumento funerario di Francesco Sabatelli di Emilio Santarelli, 1838)

I monumenti come simbolo di identità sono la chiave di lettura da cui è nato il progetto delle conferenze per ripercorrere gli eventi, i protagonisti e i nuclei tematici del XIX secolo. Si metterà in evidenza soprattutto ciò che è peculiare e consente, oggi, di evocare le principali componenti della civiltà toscana e nazionale dell’Ottocento.
L'iniziativa, voluta dall'Opera di Santa Croce e coordinata da Carlo Sisi, propone cinque incontri nella Sala del Cenacolo del complesso monumentale di Santa Croce dal 1° ottobre al 5 novembre 2015 alle ore 18:00. Ingresso libero. Informazioni e prenotazioni tel. 055 2466105

Giovedì 1° ottobre, Alberto Mario Banti "Il Pantheon di Santa Croce: la memoria dei grandi del XIX secolo" Prefazione del ciclo di conferenze con messa a fuoco sulla Firenze risorgimentale e postunitaria dal punto di vista del Pantheon di S. Croce e sull’episodio del collocamento della statua di Dante di fronte alla basilica.

Giovedì 8 ottobre, Carlo Sisi "Artisti in Santa Croce fra Neoclassicismo e Romanticismo" contributo specifico sullo stile e sui significati dei monumenti funebri.

Giovedì 15 ottobre, Fulvio Conti "All'ombra di Galileo. Gli scienziati italiani sepolti nel Pantheon di Santa Croce"

Giovedì 22 ottobre, Quirino Principe "Dove tace la musica invisibile? Sulle tracce di un'arte che l'Italia ha cancellato" Contributo sul mondo musicale che in Santa Croce ha riflessi di notevole rilevanza.

Giovedì 5 novembre, Corrado Bologna "L'Urne dei forti". Santa Croce, teatro della memoria degli eroi culturali italiani. A partire dal monumento di Alfieri passerà in rassegna le memorie letterarie ricavabili dal sepoltuario.

Le conferenze sono supportate iconograficamente dalle immagini di Arrigo Coppitz frutto della campagna fotografica commissionata appositamente dall’Opera di Santa Croce.

Dalla presentazione di Carlo Sisi
"Negli anni in cui Ugo Foscolo concepiva e pubblicava il carme dei Sepolcri, la chiesa di Santa Croce offriva al visitatore elevati esempi di “bello sepolcrale” in cui la memoria degli illustri della storia era affidata a monumenti (Michelangelo, Galileo, Alfieri) destinati a sollecitare pensieri morali, civili, artistici.
Alla trasfigurazione poetica foscoliana corrispondeva infatti la struttura di un pantheon concepito quale luogo del culto della memoria esteso dall’individuo alla società, ma anche una sequenza di sculture funebri che, per il tramite della forma, celebravano il trionfo di un genere innovato dal commovente classicismo di Antonio Canova.
A questa unione di contenuti patetici e traslati affettivi si atterranno, per almeno due decenni, i monumenti sepolcrali di Santa Croce, che sempre più venivano popolando le navate della chiesa frequentate, come rifugio per la meditazione e le immaginazioni sublimi, da eccezionali visitatori quali Madame de Staël, Chateaubriand, Byron, Stendhal, Lamartine.

Il linguaggio dei simboli e lo stile elevato che contraddistinguono, in special modo, il percorso sepolcrale fra neoclassicismo e temperie purista (si vedano i monumenti funebri di Mihail Skotnicki, di Sofia Zamoyska, di Giulia Clary Bonaparte, della contessa d’Albany, solo per citarne alcuni), avrà un seguito nei monumenti celebrativi collocati in chiesa dopo l’Unità, quando nella piazza antistante veniva eretto il monumento ad un Dante sdegnato che ben rappresentava, in funzione di preludio, il concetto esemplare e patriottico ricavabile dalla visita al pantheon di Santa Croce.

Tale illustre concentrazione di memorie fu il movente delle numerose e pressanti richieste di cittadini e di stranieri al fine di ottenere luoghi di sepoltura nella chiesa o entro il recinto del convento: il chiostro prospiciente la Cappella de’ Pazzi cominciò così, dai primi anni dell’Ottocento, a popolarsi di lapidi e monumenti tanto che, nelle guide e nei giornali del tempo, si citava il ‘Chiostro dei Morti’ come meta indispensabile a completare l’itinerario iniziato all’interno della chiesa.
Vi si potevano ammirare la tomba di Francesco Sabatelli, ove l’angelo della morte appare a quello della pittura per annunciare l’ultimo tempo del giovane artista; la statua di Virginia De Blasis di Luigi Pampaloni, commovente omaggio al celebre soprano rappresentata genuflessa per invocare un fiore alla sua tomba, come aveva fatto interpretando per l’ultima volta la Beatrice di Tenda di Vincenzo Bellini; il busto della pittrice Ida Botti Scifoni, molto apprezzata alla corte lorenese; le memorie del botanico Giorgio Gallesio e dei musicisti Bartolomeo Cristofori e Pietro Nardini; l’avello neogotico immaginato per la sepoltura del pittore Giuseppe Sabatelli; l’effigie medusea di Girolamo Segato ideata da Lorenzo Bartolini per ricordare la scienza pietrificatrice del celebre egittologo bellunese.
Per ciascuno di essi la lapide o il monumento proponevano la sintesi di una vicenda terrena ricostruibile ora con le notizie circostanziate raccolte dall’epigrafista, ora attraverso allegorie e simboli (la fiaccola spenta, la corona funeraria, l’urna lacrimale, la farfalla, il seme del papavero, il serpente ctonio) che la civiltà della Restaurazione sapeva ancora correttamente leggere ed interpretare.

Il Chiostro dei Morti subirà nel tempo radicali modifiche sia in concomitanza con i lavori della nuova facciata della chiesa (inaugurata nel 1863), sia al tempo degli interventi postunitari che mirarono a rendere più spettacolare l’accesso alla Cappella dei Pazzi; interventi che non solo rispettarono ma arricchirono il percorso del sepolcreto spostando e aggiungendo monumenti secondo un preciso disegno ornamentale. Risale invece ai primi anni Sessanta del secolo scorso la decisione di rimuovere dal chiostro lapidi e sculture che furono smantellate con fredda sistematicità cancellando così persino le tracce dell’itinerario di memorie che aveva fatto di Santa Croce un insostituibile approdo poetico e sentimentale.

Il ciclo di conferenze che si svolgerà fra ottobre e novembre 2015, vuole ripercorrere gli eventi e i protagonisti che nel corso del XIX secolo hanno contribuito a configurare l’organismo celebrativo e memoriale del pantheon di Santa Croce, ponendo soprattutto in evidenza i nuclei tematici che consentono, oggi, di evocare le principali componenti della civiltà toscana e nazionale dell’Ottocento.

Gli interventi, affidati a specialisti di elevata caratura scientifica, riguardano infatti gli ambiti della politica, della letteratura, della scienza, della musica e dell’arte, con l’obiettivo di unire ai profili degli ‘illustri’ la descrizione dei contesti entro i quali gli stessi si trovarono ad agire. "

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Pagina pubblicata il 10-2015 - Aggiornato il 05-Ott-2015