Mostre
ed eventi negli Uffizi e
nella sala
delle Reali Poste
Vasari, gli Uffizi e il Duca
Galleria degli Uffizi - Mostra prorogata a
gennaio 2012
Dal 14 giugno 2011
al 30 ottobre 2011
Mostra dedicata alla fondazione degli Uffizi (1559-1560)
nel quinto centenario della nascita di Giorgio Vasari (1511-1574). Gli
Uffizi, il sistema architettonico costruito tra Palazzo Vecchio e l'Arno
fu il risultato di una stretta collaborazione tra il Duca, Cosimo I de’ Medici,
e Giorgio Vasari, il suo artista prediletto.
"Il complesso edilizio sorge
nel cuore della città dove, rispecchiando
la politica assolutistica e accentratrice di Cosimo I, accorpa le istituzioni
amministrative di governo, le cosiddette Magistrature o Arti, sottomettendole,
logisticamente e simbolicamente, al dominio diretto del giovane duca.
A
memoria di questa destinazione originaria resta la denominazione di
Uffizi, cioè Uffici.
La versatilità e l’ingegno dell’aretino Vasari si manifestano
nella capacità di conferire forma spaziale e persuasività architettonica
al programma politico e alla volontà di autorappresentazione del
suo committente.
L’edificio infatti è un vero e proprio frammento
di città nuova che salda in un unico organismo le due residenze
ducali di Palazzo Vecchio (sede del governo) e di Palazzo Pitti,
al di là dell’Arno, imprimendo sulla città la
presenza fisica del Potere, sotto forma di architettura.
La lunga
piazza porticata degli
Uffizi si attesta poi come una vera e propria anticamera a cielo
aperto che introduce sia a piazza della Signoria, turbinante di
statue celebrative
del duca, sia a Palazzo Vecchio, le cui sale, rinnovate da Vasari,
celebrano l’apoteosi di Cosimo e della sua dinastia.
La struttura
architettonica degli Uffizi, che non ha paragoni nel mondo cinquecentesco
e che è destinata a divenire un modello, è coronata
da una lunga loggia che, all’indomani della costruzione,
alloggia pregevoli statue antiche della collezione Medici. Da questo
uso sussidiario
e quasi incidentale, si sviluppa, nei secoli, la funzione collezionistica
ed espositiva che oggi è caratteristica esclusiva degli
Uffizi, Museo artistico per antonomasia.
La mostra prende le mosse
dalla personalità dei protagonisti,
il Duca (rappresentato con il busto bronzeo di Cellini) e il
suo artista,
uniti nel progetto della fabbrica degli Uffizi.
Il percorso espositivo ospita
un’antologia di capolavori delle personalità artistiche
che hanno dominato il mecenatismo del giovane Duca negli anni
in cui rafforza la sua immagine di capostipite della rinnovata
dinastia regnante, dispiegando
una densa trama artistica e culturale che segnò l’apice
del Rinascimento maturo di Firenze. Negli anni Quaranta del Cinquecento
si
contendono l’apprezzamento del Duca il Pontormo, il Bronzino,
il Bachiacca, il Tribolo, Battista del Tasso, Baccio Bandinelli,
Benvenuto
Cellini, il Salviati, rappresentati in mostra attraverso arazzi
(su disegno del Bachiacca e del Salviati), sculture (con rilievi
di Baccio Bandinelli,
Pierino da Vinci, Benvenuto Cellini) e dipinti (Pontormo, Bronzino).
Un ambiente competitivo, dominato dalla personalità del
Maggiordomo maggiore Pierfrancesco Riccio, e densamente intessuto
di scambi
culturali grazie a burocrati e letterati come Luca Martini e
Cosimo Bartoli.
Vasari, provinciale di Arezzo, è tenuto
a distanza dalle grandi commissioni di corte fino al suo trionfale
ingresso (1554) al servizio
di Cosimo, ben rappresentato dalle decorazioni degli appartamenti
in Palazzo Vecchio, di cui si espongono in mostra alcuni disegni
preparatori per i
cicli pittorici orchestrati da Vasari insieme al letterato e
priore dell’Ospedale
degli Innocenti don Vincenzio Borghini: l’iconografia di
Cosimo come nuovo Augusto è ormai compiutamente concepita.
Dalla reggia alla residenza estiva, Vasari dipinge per il suo
Duca nel 1560 anche la pala
d’altare della cappella della villa di Poggio a Caiano,
una Deposizione dalla Croce fra i Santi Cosma e Damiano, rimasta
nell’oblio fino
ad oggi e restaurata in occasione dell’esposizione.
Gli
Uffizi sono anche il frutto di un ambiente artistico esuberante,
sul quale incombe la terribile grandezza del genio di Michelangelo
(di cui
si ricorda l’impresa delle tombe medicee in San Lorenzo
con i calchi cinquecenteschi del Giorno e della Notte e
il grande bozzetto per il Dio
fluviale) sul cui modello si formano generazioni di artisti.
Vasari si fa testimone (storiografico e figurativo) dell’autorevole
esempio del maestro, all’origine del suo progetto storiografico
e del suo interesse per la fondazione dell’Accademia del
Disegno.
Dopo un accenno all’assetto urbano tra Palazzo
Vecchio e l’Arno
prima della costruzione degli Uffizi, la mostra prosegue illustrando
le tappe dell’ideazione e della costruzione del complesso,
il cui cantiere si attesta come il più grande e impegnativo
del Cinquecento a Firenze. Del monumento sono mostrate le specificità spaziali
e figurative, tra cui spiccano le porte lignee delle Magistrature;
le ascendenze formali
e tipologiche, che pescano nell’architettura romana antica,
ben nota a Vasari e agli eruditi umanisti della sua cerchia,
come Paolo Giovio e
Vincenzo Borghini, ma anche nella coeva architettura di Venezia
e di Roma, città dove l’artista ha ripetutamente
soggiornato.
L’organizzatissimo cantiere è evocato
da antichi strumenti di lavoro, cui si affiancano reperti che,
annegati
da secoli nel
riempimento delle volte, sono stati da poco riscoperti; una sala
vuota, definita spazialmente
dalle pareti intonacate a calce, dai profili delle cornici in
pietra serena, dal pavimento originale in cotto diventa essa
stessa oggetto
esposto, opera
di Vasari da cogliere nella sua pura, essenziale bellezza architettonica.
Il
significato degli Uffizi nel corso del tempo si è evoluto da
struttura simbolica dell’organizzazione del potere ducale
in scrigno delle arti e, in quanto tale, l’edificio è entrato
a far parte dello scenario urbano delle rappresentazioni pittoriche
che identificano
nella piazza della Signoria il dispiegamento delle opere d’arte
più significative
del genio artistico della città. In questa sezione sono
raccolti alcuni esempi figurativi della fortuna di questo soggetto,
fra i quali
si impone un grande frammento di affresco del Tiepolo, l’Entrata
a Firenze del Gonfalone Pier Soderini (1754).
Fra i requisiti
di Vasari per questo ruolo prestigioso spicca la sua conoscenza
dell’antico in architettura e in scultura, che lo ha
reso interprete ideale dei temi encomiastici proposti da don
Vincenzio Borghini, in perfetta
sintonia con la volontà politica di Cosimo. Il tema
del rapporto di Vasari con questo illustre passato è trattato
in mostra sia nel privato dell’artista, con una ricostruzione
del salone principale della sua abitazione ad Arezzo, sia nel
pubblico, seguendo le sue stesse
parole del ‘Proemio alla terza parte delle Vite’ degli
artisti. Nella sua dimora aretina la suggestione dell’antico è evidente
nel complesso decoro della sala del camino; le numerose citazioni
dal testo di Plinio il Vecchio confermano l’ideale ispirazione
della sua opera di letterato a quei modelli di ‘biografia
artistica’ di cui
Plinio fu ideatore.
Ugualmente, le raffigurazioni di sculture
antiche nel salone della casa diventano ora allusione alla
perfezione dell’arte
antica giuntaci mutila per i danni operati dal tempo (il gesso
della Venere del Belvedere), o della Natura, simboleggiata
dall’Artemide efesia,
che dall’invenzione artistica è perfezionata.
Nel ‘Proemio’, Vasari dichiara che l’origine
dell’evoluzione
che ha permesso agli artefici del Cinquecento (quelli a lui,
più o
meno, coevi) di “sollevarsi e condursi a la somma perfezzione” superando
i pur illustri loro predecessori, sta nell’indispensabile
contributo dello studio dei marmi ellenistici. Coi loro languorosi
sensi, con le loro
movenze tortili e patetiche sono stati determinanti, secondo
Vasari, nello scatto che l’espressione artistica compie
sullo scorcio del Quattrocento e al principio del Cinquecento.
E, se il biografo reputa quei marmi capaci
di provocare nell’arte una virata fulminea e persino
decisiva nella nascita della ‘maniera moderna’, è verisimile
che quei marmi medesimi siano stati anche per lui oggetto di
trasporto e fonte d’ispirazione.
Nella mostra degli Uffizi
non si potranno ovviamente trovare i marmi monumentali evocati
da Vasari. E però a testimoniare
la loro fama ci saranno piccoli bronzi creati nel Cinquecento
giusto per riproporre in scala domestica
le forme di quei modelli aulici. E i bronzetti varranno anche
come attestato d’un collezionismo dotto ad essi rivolto,
testimoniato dall’evocazione
dello stipo di Cosimo in Palazzo Vecchio che ospitava le riproduzioni
in bronzo di tutte le ‘nobilia opera’ della scultura
romana nota all’epoca, abilmente fuse da Willem van Tetrode.
Gli
obiettivi di Cosimo, inclusivi di una politica di osservanza
formale alle esigenze della Controriforma cattolica, si occupano
anche dell’adeguamento
delle basiliche conventuali fiorentine ad un nuovo assetto
più razionale,
demolendo i tramezzi e rinnovandone l’arredo. Anche qui
Vasari è il
regista incaricato dell’operazione: il maestoso ciborio
di Santa Croce, che, negli anni Sessanta del secolo caratterizzati
delle discussioni
sul ‘paragone’ delle arti per decidere quale fosse
quella che primeggiasse sulle altre, rappresenta la ‘summa’ delle
sue competenze come architetto, scultore, pittore.
Attraverso
il confronto fra un grande plastico della città, in
scala uno a mille, e gli originali, con gli ingrandimenti,
di piante topografiche
cinquecentesche, si evidenzia in mostra il portato dell’intervento
vasariano nell’urbanistica antica e moderna della città.
L’affermazione artistica di Vasari è sospinta,
oltre che dalla sua attività artistica, dalla sua produzione
storiografica. Le due edizioni delle Vite degli artisti
(1550 e 1568), che conferiscono all’intraprendente
provinciale una fama che travalica i confini del Ducato, sono
in mostra a fianco dei suoi sonetti, delle lettere e dei disegni,
oltre che degli
statuti dell’Accademia, di cui fu tenace ispiratore.
Chiude
la rassegna una sezione cinematografica, che raccoglie alcune
delle più famose sequenze della filmografia nazionale
e internazionale, dal Neorealismo fino ad oggi, che hanno per
oggetto o per sfondo
la fabbrica vasariana: un moderno omaggio a un progetto rivoluzionario
negli anni del
massimo splendore mediceo." c. s.