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PREMI: PREMIO VIAREGGIO RÉPACI

PREMIO VIAREGGIO RÉPACI

Comune di Viareggio

I VINCITORI

La Giuria della 77esima edizione del Premio Letterario Viareggio Repaci, ha reso noti i vincitori delle quattro categorie che sono: per la Narrativa Gianni Celati con Vite di Pascolanti (Nottetempo), per la Saggistica Giovanni Agosti con Su Mantegna I (Feltrinelli), per la Poesia Giuseppe Conte con Ferite e rifioriture (Mondadori) e per l’Opera prima Roberto Saviano con Gomorra (Mondadori).
La cerimonia di premiazione si è tenuta sabato 1 luglio, presso il Cinema Teatro Eden in viale Margherita, 22, Viareggio.
Abraham Yehoshua, vincitore del Premio Internazionale Viareggio Versilia, ha riceveto la consueta Colomba della Pace dall’artista viareggino Gionata Francesconi.
La cerimonia di premiazione di questa 77esima edizione del Premio Viareggio Repaci è divenuta una serata in ricordo di Enzo Siciliano.
Enzo Siciliano è stato ricordato da alcuni membri della Giuria: Giuliano Amato, Giorgio Ficara, Elisabetta Rasy e Marisa Volpi. Il ricordo dell’amico, dello scrittore, del critico letterario, del critico d’arte, del musicista e dell’autore teatrale, nella consapevolezza che la sua scomparsa segni anche la fine di un’epoca di grandi figure intellettuali impegnate in un corpo a corpo integrale con la letteratura.Comune di Viareggio Premio Viareggio Repaci

I VINCITORI delle sezioni del Premio della settantasettesima edizione

NARRATIVA
Gianni Celati, Vite di pascolanti (Nottetempo)
Le motivazioni
Gianni Celati è il punto di riferimento, sia pure dall’ombra, di molti scrittori italiani contemporanei. E questo proprio perché non si è mai proclamato Maestro di nessuno. Non è uno scrittore-padre, ma uno scrittore-fratello, e soprattutto è uno scrittore autentico. Dal lontano e indimenticabile Lunario del Paradiso ai Narratori delle pianure a questi splendidi racconti Vite di Pascolanti che testimoniano un’arte particolare in cui molti italiani sono stati maestri.
L’autore
Gianni Celati è nato a Sondrio e vive fra l’Inghilterra, l’Italia e l’Africa. È autore di molti romanzi e libri di racconti, fra i quali Fata Morgana, Cinema naturale, Avventure in Africa, Verso la foce e Parlamenti buffi, editi da Feltrinelli. Finzioni occidentali, L’Orlando innamorato raccontato in prosa, editi invece da Einaudi.
Il libro
Tre racconti che ruotano intorno alla vita di un gruppo di liceali. Tre storie autonome, dove alcuni personaggi trasmigrano inaspettati da una storia all’altra. Il mondo è quello, timido e assatanato, degli studenti di una città di provincia. Storie di maschi, che “pascolano” nelle ore notturne per la città, discutendo di filosofia e di sesso, dove le donne sono oggetti di un desiderio spericolato e incredulo, il pensiero una ruminazione mai esausta, il successo e il disastro appesi al filo di una parola, una scrollata di spalle.“Pucci da giovane era mingherlino, timido e anche vestito male, e andava via con la testa bassa, anche storta da una parte. Forse teneva la testa così perchè aveva il cervello fuori squadra, come diceva suo padre”. “Zoffi era un ragazzo molto studioso e di poche parole, sempre preso dai suoi pensieri. Zoffi lo ricordo bene, perchè volevo scrivere un romanzo con un personaggio ispirato a lui come eroe moderno”. Fra loro c’è il celebre scrittore Tritone, che frana davanti alle critiche dello studente Malaguti, che ha dovuto leggerne due pagine per poterlo criticare. Perche la terra, la città su cui camminano questi “pascolanti” è fragilissima, basta niente per farla sparire, come succede a Zoffi il quale, appena Urania gli da’ il primo appuntamento, “si è accorto di non avere più la terra sotto i piedi. Adesso sotto i piedi aveva l’inconsistente, il niente di niente di tutti i pensieri che non corrispondono a niente...”. Un grande Celati, comico e cupo, leggero come un fringuello, capace, con ogni parola, di farci sprofondare in un mondo che è da sempre il nostro, il mondo di chi si perde per strada. “Io vorrei sapere dove sono andati a finire tutti quanti, e se siamo davvero esistiti, se è proprio questa la vita. Oppure è tutto un errore, solo dei lampi, brividi, non si sa”.

SAGGISTICA
Giovanni Agosti, Su Mantegna I
(Feltrinelli)
Le motivazioni
Partito dalla celebre mostra londinese del 1992, e frutto di quindici anni di ricerche, Su Mantegna I di Giovanni Agosti, si presenta come un commento attraverso i secoli al grande artista e insieme, come un ripercorrimento del paesaggio culturale italiano.
Erede della nostra migliore tradizione saggistica, da Longhi ad Arbasino, e portato da una scrittura di grande temperamento, Su Mantegna I è, infine, un volume di importante rilievo per gli studi italiani e un modello sicuro per le generazioni più recenti.
L’autore
Giovanni Agosti è nato a Milano nel 1961; dal 2000 insegna Storia dell’arte moderna all’Università Statale di Milano, dopo avere lavorato per molti anni nelle Soprintendenze per i Beni artistici e storici di Mantova e di Firenze. I suoi studi sono rivolti alla tradizione classica nella cultura figurativa italiana, ai rapporti fra artisti e scrittori, al Rinascimento nell’Italia settentrionale. Ha scritto: Bambaia e il classicismo lombardo (1990), La testoriana di Brescia (1997), Disegni del Rinascimento in Valpadana (2001).
Il libro
Le drastiche scelte espressive di Andrea Mantegna (1431-1506), improntate a riserbo e rigore, costituiscono una delle proposte più avanzate del Rinascimento italiano, elaborata nella Padova cruciale di Donatello e di Squarcione. La corte dei Gonzaga si adopera a orchestrare il mito dell’artista, che si trasferisce a Mantova dal 1460 fino alla morte, osservando da lontano l’infrangersi dei propri ideali figurativi. Il resoconto di una battaglia perduta prende vita attraverso un serrato montaggio di immagini, a colori e in bianco e nero, e tramite modelli espressivi differenti, incastrati nella cornice di una visita all’esposizione dell’artista allestita alla Royal Academy di Londra nel 1992; questa è l’occasione per una riflessione sulle grandi mostre e sul mecenatismo culturale del tardo Novecento.
Il contrastante successo nei secoli di Mantegna viene ricostruito attraverso episodi concreti, volti a mettere in luce lo stretto legame fra il pittore e gli scrittori, dai suoi contemporanei ai nostri contemporanei. La ricerca procede tra accumuli eruditi, parentesi didattiche, divagazioni divertite, affondi polemici, mentre ogni epoca scopre un Mantegna diverso e il libro, di pagina in pagina, di nota in nota, si trasforma in un portolano su come si fa la storia dell’arte oggi.

POESIA
Giuseppe Conte, Ferite e rifioriture
(Mondadori)
Le motivazioni
Momento culminante di una storia poetica iniziata trent’anni fa con L’ultimo aprile bianco, Ferite e rifioriture si caratterizza per un registro epico, nel quale figurano, forse per la prima volta, momenti di intenso pathos autobiografico.
Nel libro precipitano, dunque, abbandono, inquietudine e malinconia che investono di senso inedito il grande tema della poesia di Conte e della nostra vita: il destino della cultura occidentale.
L’autore
Poeta tra i nostri maggiori, Giuseppe Conte (nato a Imperia nel 1945) è anche romanziere ed è stato quest’anno tra i finalisti del Premio Strega. La sua poesia ha riscoperto i valori del mito e di un ampio respiro lirico e comunicativo fin dal 1979, quando pubblicò L’ultimo aprile bianco, molto apprezzato, tra gli altri, da Italo Calvino e Pietro Citati. Seguirono L’oceano e il ragazzo, Le stagioni, Dialogo del poeta e del messaggero e Canti d’oriente e d’occidente. Ha tradotto Blake, Shelley, Whitman e D.H. Lawrence.
Il libro
Una grande apertura dello sguardo e una coivolgente affabilità del tono: ecco due dei primi, limpidissimi pregi del libro di Giuseppe Conte, che ci propone, nel dolore e nella gioia, un suo emozionante canto alla vita. Un canto, peraltro, che si realizza nella pacata consapevolezza che il nostro esserci non gode di alcuna protezione, che sulla terra non c’è “niente di immobile, di immutabile” e che il nostro viaggio si compie, pur nella sua incantevole bellezza, affrontando “la solitudine dell’universo”. Ma la meraviglia e la vertigine dell’esistere si manifestano di continuo, in mille forme diverse, anche di fronte al declinare del proprio corpo, e nel rimpianto per una giovinezza che il tempo vuole lontana ma che il poeta continua a sentire vicina. E proprio nel contrasto tra intatta spinta vitale e corsa degli anni - che nella materia madre del nostro essere ci consumano ogni giorno di più - si gioca la tensione più elevata di Ferite e rifioriture.
La “voglia di canto” che sorregge senza cedimenti queste pagine ha come oggetto l’amore per la donna e per la propria terra, la Liguria, espresso nei toni delicati e vibranti di una ansiosa tenerezza; torna poi la presenza del mito, come negli splendidi versi a Persefone; appaiono le grandi figure dei poeti amati, capaci di testimoniare, nell’estrema varietà dei loro accenti, un forte sentimento dell’esistere. Ginsberg e Milosz, Ungaretti e Kavafis. Sensibilità diverse, a volte opposte, rispetto alle quali Conte si sente legato da un comune destino. Voci, soprattutto, che si aggiungono a quelle dei luoghi e dell’amore, del desiderio e della giovinezza, in quella che per il poeta è l’irrinunciabile, quotidiana creazione della sua “assurda gioia di essere vivo”.

OPERA PRIMA
Roberto Saviano, Gomorra
(Mondadori)
Le motivazioni
Roberto Saviano è nato a Napoli, ha 27 anni e Gomorra è, incredibilmente, il suo primo libro. La novità e la forza con cui Gomorra si impone all’attenzione non sta tanto nei fatti che Saviano racconta quanto nel modo di raccontarli. Gomorra è una discesa nell’universo tragicamente spettacolare della camorra, il sistema criminale e affaristico internazionalizzato che ha nei clan del napoletano e del casertano i propri protagonisti che sembrano gareggiare in micidiali fantasie con gli spettacolari personaggi del mitico gangsterismo hollywoodiano. Saviano si muove dentro la verità della scena in prima persona: una motoretta, un taccuino, un registratore. E’ presente ovunque si rappresenti l’ennesimo teatro degli orrori. Lavora da cronista ma è uno scrittore e da scrittore fa un consapevole uso dell’ineguagliabile efficacia della tecnica narrativa nel raggiungere effetti che nessuna cronaca potrebbe dire. Saviano sa, e lo dimostra fin da questo suo primo libro, che solo uno scrittore può tentare di eguagliare gli aspetti più assurdi e sconcertanti della realtà.
L’autore
Giovanissimo, Roberto Saviano è giornalista free lance e scrittore molto attivo sulle riviste e sul web con interventi e saggi critici. Questo è il suo primo libro.
Il libro
Un libro che racconta, come un romanzo aspro e feroce, il potere della camorra, la sua affermazione economica e finanziaria, e la sua potenza militare, la sua metamorfosi in comitato d’affari. Una scrittura in prima persona fatta dal luogo degli agguati, nei negozi e nelle fabbriche dei clan, raccogliendo testimonianze e leggende.
La storia parte dalla guerra di Secondigliano, dall’ascesa del gruppo Di Lauro al conflitto interno che ha generato 80 morti in poco più di un mese. Una narrazione-reportage che svela i misteri del “Sistema” (così gli affiliati parlano della camorra, termine che nessuno più usa), un’organizzazione in realtà poco conosciuta, creduta sconfitta e che nel silenzio è diventata potentissima superando Cosa Nostra per numero di affiliati e giro d’affari.

Premio Viareggio

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Pagina pubblicata il 6-06-2006 -Aggiornato il 25-Feb-2009