Il Museo dell'Opificio Pietre Dure è
annesso
all’Opificio e delinea
un percorso storico della manifattura lungo tre secoli ospitando
creazioni e testimonianze
eseguite nel tempo nell'Opificio. Il Museo è in via Alfani
78, a Firenze ed è aperto nei giorni
feriali dalle ore 8.15 alle 14.00, il giovedì fino alle ore 19.00.

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Il nuovo
piano di tavolo è stato
realizzato nei laboratori dell’Opificio delle Pietre Dure e sarà esposto
fino
al 3 maggio 2014 al centro
della Prima Sala del Museo dell’Opificio.
Quello spazio che ospita le opere più antiche del museo
e che si
collegano al tavolo per la tecnica “Una sistemazione, che intende mettere
in
risalto la corrispondenza e la continuità tra passato e presente attraverso
la coerenza
delle tecniche e dei materiali" spiega la direttrice del Museo Clarice Innocenti.
A sinistra il piano completato.
L'esecuzione del piano nei laboratori
di Mosaico e Commesso in pietre dure dell’Opificio
si è svolta recuperando la tradizione della Manifattura medicea e con
l’intenzione
di tramandarne l’eredità alle
generazioni future.
(info anche in "Arte
e manifattura di corte a Firenze" a Palazzo
Pitti)
"L’opera
nasce da un ambizioso progetto pensato a scopo didattico e portato
a termine dagli esperti del laboratorio.
La produzione di manufatti in pietre
dure di alto prestigio già nella seconda metà dell’Ottocento
permise di evitare la prospettata chiusura dell’Istituto che, dopo
l’Unità d’Italia
e la conseguente fine del Granducato, aveva perduto la sua natura di manifattura
di corte.
Questa attività viene ripresa oggi per mantenere viva una
tradizione artistica che fa parte del patrimonio irrinunciabile dell’Opificio
ma anche della grande tradizione fiorentina, altrimenti a rischio di estinzione.
Il Soprintendente Marco Ciatti evidenzia che “la realizzazione
di quest’opera dimostra il livello d’eccellenza dell’Istituto
e dei diplomati della sua scuola anche in questo particolare campo di attività e
conferma come l’antica tradizione dell’Opificio riviva negli
attuali studi delle tecniche artistiche, che costituiscono la premessa fondamentale
per una conservazione consapevole”.
Il modello e il pregio dei materiali
utilizzati
Il piano di tavolo che l’Opificio presenta è stato eseguito
con maestria partendo da un modello di fine Cinquecento appartenente alle
Collezioni medicee e oggi conservato al Museo
degli Argenti, dal quale è stata
ripresa la composizione decorativa a motivi astratti.
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I materiali
utilizzati per le decorazioni appartengono a
varietà in gran parte ormai introvabili
e provengono dalla riserva dei marmi archeologici conservati nel
cortile della sede dall’Opificio.
I materiali lapidei impiegati risalgono al primo periodo di attività della
manifattura, quando i Medici li fecero venire in gran quantità da
Roma. Una breve descrizione delle varietà impiegate nel
tavolo. Ottagono centrale: Alabastro orientale (pietra calcarea
di qualità traslucida,
che si presenta con sfumature e macchie variegate), bordato da
un listello di Semesanto, proveniente dall’isola di Skyros
(Sporadi settentrionali), in Grecia.
Il
riquadro interno è di Giallo antico, ovvero Marmor Numidicum,
in quanto originario dell’antica
Numidia, nell’Africa settentrionale. Quattro cartelle inserite
nell’ottagono: Bianco e nero antico
(Marmor celticum), dalle cave poste ai piedi dei Pirenei, nell’ antica
Aquitania, con bordure di Breccia d’Egitto, Rosso antico (dal
promontorio del Tenaro, in Grecia) e Lapislazzulo.
Fascia di rigiro: fondo di Marmo nero del Belgio (nei documenti antichi
spesso indicato impropriamente come Paragone di Fiandra).
Scudi angolari: Alabastro, entro cornice di Breccia d’Egitto,
Rosso antico, Lapislazzulo e Giallo di
Siena, sfumato di rosso arroventandolo, come era uso frequente.
Cartelle verticali sui quattro lati: alternanza di Alabastro, Broccatello
di Spagna (da Tortosa) e
Rosso antico. Cartella centrale: a ciascun lato è presente
lo stesso alabastro dell’ottagono centrale, con
cornice di Breccia d’Egitto, Giallo di Siena, Rosso antico
e Lapislazzulo.
“
Drappeggi” che nella fascia di rigiro collegano la sequenza
della cartelle: Alabastro a pecorella,
originario della zona dell’attuale Algeria, che grazie al vibrante
pittoricismo delle sue macchie
rosso violacee sembra alludere alla morbida sericità di un
panneggio. Nella stessa zona, spiccano
sul fondo nero “bottoncini” di corallo e madreperla,
materiali spesso presenti nei lavori del primo periodo della manifattura
medicea.
Il tavolo misura 110
x 110 cm e ha uno spessore di 6 cm. Per il piano di fondo è stata
utilizzata una lastra di marmo bianco di Carrara sulla quale è stato
riportato a matita il disegno ricavato dal modello preso a riferimento.
Con scalpello e mazzuolo secondo la tradizionale tecnica della scultura,
sono stati realizzati gli “scassi” delle zone destinate
ad accogliere gli intarsi di marmi policromi, lasciandone a vista
i “cigli” ovvero i sottili profili bianchi che definiscono
il disegno decorativo.
Ogni tarsia di marmo è stata eseguita a mano, utilizzando gli strumenti
e la tecnica del “commesso fiorentino” per poi essere incassata nel
piano appositamente preparato. La modanatura “a becco di civetta” tipica
di molti tavoli cinquecenteschi è stata ottenuta scalpellando la lastra
di marmo di fondo. Una lucidatura manuale dell’intero piano ha consentito
di donare all’opera la giusta lucentezza e modulazioni cromatiche appropriate.
A fine lavoro, sotto il piano marmoreo, è stata scalpellata la scritta “Opificio
delle Pietre Dure 2012”. |