L'Arte dei Corazzai e Spadai a Firenze
Erano iscritti in questa Corporazione i fabbricanti di oggetti di
uso militare, quali elmi, visiere, corazze, guanti di ferro, spade,
ottone per polvere da sparo, coltelli da guerra e ogni tipo di armi
da difesa e da parata. Ai discepoli e ai garzoni al servizio di maestri
forgiatori e brunitori era proibito esercitare la professione in proprio:
erano iscritti alla Corporazione
versando un prezzo ridotto. Oltre a loro, erano iscritti all’Arte
anche i carbonai, poiché fornivano il carbone indispensabile
alle fucine, e i pittori, che decoravano armi e armature.
Per Corazzai si intendevano i fabbricanti di corazze da guerra rigide
secondo l’uso antico, o quelli che facevano lamine o piastre;
vi erano poi altri artigiani specializzati invece nel costruire elmi,
bracciali e ginocchiere.
Le armature erano un prodotto complesso da realizzarsi: occorreva
cuoio bollito, maglia di ferro, tessuto, pelle e una piastra di metallo.
Le prime armature, robuste e articolate agevolmente nei movimenti,
furono di produzione italiana, dove venivano prodotte sfarzose armature
in serie, di lusso e da giostra. Le armature pesavano circa trenta
chili, distribuiti così da non intralciare la mobilità
del cavaliere che la indossava. Ma oltre a queste, erano fondamentali
del lavoro dei maestri spadai le armi: spade, pugnali, spadoni a due
lame, mazze ferrate e coltelli da guerra, tutte di ottima fattura
e più o meno cesellate. Le armi tipiche del cavaliere, dette
armi onorevoli, erano spada, lancia, ascia, daga e pugnale: c’erano
in via delle Lance fabbricanti e venditori di queste.
Nel Cinquecento i pezzi principali d’artiglieria erano chiamati
col nome di animali infidi e pericolosi, come il dragone, i falconi,
il basilisco, le poiane, per metterne in risalto l’aspetto di
insidia inaspettata e improvvisa.
Per il commercio di armi era fondamentale il mercato: i mercanti commissionavano
ai singoli artigiani fiorentini, e rivendevano poi i manufatti anche
in terre molto lontane: fin dalla fine del XIII secolo si posero le
basi di un prospero commercio basato sull’esportazione e sostenuto
e finanziato dalle famiglie di banchieri quali Bardi, Acciaiuoli,
Peruzzi. La pregio dei prodotti era rigorosamente controllato: il
Comune di Firenze aveva stabilito la qualità e lo spessore
dell’acciaio, da rifinire col migliore cuoio vitellino e bufalino,
per salvaguardare chi avrebbe poi indossato l’armatura.
Riguardo alla nostra regione, dobbiamo ricordare la tradizione dei
coltellinai di Scarperia, che resero la loro città il centro
dell’attività dei coltellinai, fino ai giorni nostri.
Data la sua posizione geografica, facilmente esposta agli attacchi,
si é resa indispensabile un’attività del genere,
anche se la nascita di questa tradizione é riferibile alla
necessità quotidiana di strumenti da lavoro, soprattutto per
l’agricoltura.
Nella produzione di coltelli, ruolo di fondamentale importanza era
ricoperto dalla qualità della lama e dalle caratteristiche
funzionali, mentre non si guardava molto all’estetica e alle
rifiniture: tali coltelli infatti erano destinati al popolo, e venivano
facilmente consumati, dovevano perciò essere strumenti utili
e funzionali ma a basso costo.
Dal 1534 l'Arte dei Corazzai e Spadai si unì con quelle di
Fabbri, Chiavaioli
e Maestri di Pietra e Legname nell'Università dei Fabbricanti
per far fronte al calo demografico di quel periodo, dovuto alla peste.
Laura Bartali
elaborato da
"Breve storia dei mestieri artigiani
La tradizione fiorentina"
di M.P.Lebole
Edifir Ed. Firenze 2003