Biblioteca Nazionale
Centrale di Firenze
"TRA POESIA
E PENSIERO – L’ERETICO
FERDINANDO TARTAGLIA"
Firenze Giovedì 29 ottobre 2009 – ore 17,00
Convegno organizzato con la Fondazione
il Fiore.
"TRA POESIA E PENSIERO – L’ERETICO FERDINANDO TARTAGLIA"
Saluto di Antonia Ida Fontana, direttrice della B. Naz. Centrale
di Firenze
Interventi:
Sergio Givone, “Il passato e il futuro della religione secondo Tartaglia”
Adriano Marchetti, “L’invenzione poetica di Ferdinando Tartaglia”
Marco Marchi, “Le parole e l’origine”
E. Barbara Nomellini porta il saluto di Germaine-Helèn Mu˝hlethaler-Tartaglia.
Presentazione
del libro d’artista in 21 esemplari:
Ferdinando Tartaglia – Poesie inedite, a cura di Adriano
Marchetti, con 6 xilografie originali di Giampiero Guerri.
Coordinamento e conduzione di Maria Grazia Beverini
Del Santo, presidente della Fondazione il Fiore
Ingresso libero
L’ERETICO TARTAGLIA TRA POESIA E
PENSIERO
‘ Tra poesie e pensiero – l’eretico Ferdinando
Tartaglia’ è il
titolo del convegno in programma giovedì 29 ottobre alla Biblioteca
nazionale centrale di Firenze sulla figura del leggendario
ma misconosciuto prete, nonché poeta, teologo
e pensatore anarchico, scomunicato nel 1946 e poi riabilitato poco prima
della
morte nel 1988.
Come sostenuto da Roberto Saviano in un suo scritto del 2005 ‘Ferdinando
Tartaglia – Fenomenologia di un’eresia anarchica’ (www.robertosaviano.it/documenti/9061/),
Tartaglia è impossibile da etichettare, “potrebbe legittimamente
essere fregiato d’ogni titolo e sfregiato d’ogni insulto”: “l’eretico,
l’agitatore, il chierico studioso, l’eremita sessuofobo, il ripudiato,
il riconciliato, l’anarchico, il politico rinnovatore, il poeta sublime,
l’inetto freddoloso, il satiro fastidioso, il militante romantico”.
Nato a Parma nel 1916, è precocissimo sia come poeta che nella vocazione
religiosa. A 15 anni riesce ad entrare in seminario a Parma per poi trasferirsi
a Roma dove si laurea in teologia e nel 1939 viene ordinato sacerdote. In tutto
il periodo precedente aveva già scritto moltissimo: poesie, saggi o abbozzi,
frammenti vari. Ma soprattutto versi, visto che la sua produzione poetica risale
quasi interamente a questi anni. E si tratta di grande poesia, perché “Tartaglia è un
poeta di razza. – come dice Saviano – Un versatore grandioso. La
sua parola non celebra, non ricorda, non bacia bellezze né vuole esser
arte perfetta e intonata” e “l’urgenza religiosa - secondo
Marchetti – non lascia spazio a una scrittura di fantasia, ma esige un
lavoro di scavo sul piano del suono e del segno […] che accoglie molte
stratificazioni, cadenze, calchi, gerghi, citazioni, devianze, deliri di assonanze
e allitterazioni, metafore e metonimie, cortocircuiti logici”.
Dopo pochi anni di sacerdozio, durante i quali entra in contatto fra l’altro
con l’eretico Ernesto Bonaiuti, viene scomunicato: è il 1946. Nel
frattempo, si era trasferito a Firenze dove dal 1943 aveva iniziato una collaborazione
con il pacifista Aldo Capitini ai Centri di orientamento sociale da lui fondati:
delle specie di cellule di una nuova comunità aperta, dei luoghi di educazione
al dialogo in cui tutti potevano partecipare liberamente. Nel 1947 dà vita
insieme a Capitini al Movimento di Religione, che si oppone frontalmente alla
Chiesa cattolica e propone una prospettiva politica anarcoide che intende oltrepassare
sia l’individualismo capitalista che il collettivismo comunista. Ma nel
1949 l’esperienza di questo movimento è già conclusa: Tartaglia
ne esce e fonda il Centro per la realtà nuova, sede dell’omonima
casa editrice, a cui si dedicherà per il resto della vita. Una vita sempre
più appartata e per alcuni anni vissuta insieme alla moglie Germaine-Helèn
Mu˝hlethaler, da cui poi si separerà pur mantenendo buoni rapporti.
Postafazione al Libro d'Artista:
Ferdinando Tartaglia, Poesie inedite, a cura di A. Marchetti, con 6 xilografie
originali di Giampiero Guerri
Il volto nascosto di Ferdinando Tartaglia
Il leggendario prete colpito sul finire della seconda guerra dalla massima
scomunica, era nato a Parma nel 1916. Alla sua morte avvenuta a Firenze nel
1988 ha lasciato
un’opera immensa quasi interamente ancora inedita. Essa comprende due grossi
blocchi che s’illuminano reciprocamente: alcune migliaia di poesie e altrettante
pagine che trattano argomenti di carattere filosofico, teologico, politico, scientifico,
estetico. Dalla “consistenza noumenica” del linguaggio trae origine
e destinazione ogni prova di superamento che sia in grado di “ fruire non
solo del noto ma anche dell’ignoto”, attraverso tutte le “translinguazioni
materiali del Discorso”, verso un ‘oltre’, “contro il
non parlare universale, contro il vecchio clamore che tanto più cresce
tanto meno dice, contro il vertice del silenzio”.
Forse è nell’opera di poesia – redatta perlopiù nei
primi anni Trenta, durante la prima adolescenza – che si rivela maggiormente
il volto nascosto di Ferdinando Tartaglia, là dove la parola è ‘ancora’ mancante
di senso – non insensata secondo l’intonazione di una sperimentazione
avanguardistica – ma il cui senso è perpetuamente da attendere.
Né autobiografismo, né eterobiografismo. “Autobiografia è vacanza
morta, oramai”, avverteTartaglia. La poesia mostra, sottraendosi alla logica
oggettiva e soggettiva, le zone d’ombra e i livelli invisibili del pensare
e tende a pronunciare l’ineffabile come in una sillabazione infantile.
La parola, rimasta orfana, con le sue collere e imprecazioni, le sue invenzioni
e ridondanze, velata da un dolore che supera le condizioni temporali in cui si
situa, chiama dalla sua assenza la sua dicibilità.
L’esilio gnostico o eretico è accesso al dettato di questo verbo,
non più pensato come l’unificante o il logos raccogliente bensì come
autogerminazione e proliferazione della lingua, come entropia, riverberazione
inesausta e disincantata nel suo stesso disincanto.
In Tartaglia l’urgenza religiosa non lascia spazio a una scrittura di fantasia,
ma esige un lavoro di scavo sul piano del suono e del segno (non l’onomatopeico
né il fonosimbolismo) che accoglie molte stratificazioni, cadenze, calchi,
gerghi, citazioni, devianze, deliri di assonanze e allitterazioni, metafore e
metonimie, cortocircuiti logici. Le parole, “intralacerate per endodistanziazione
pura”, non mirano tanto agli effetti anomali di un registro espressionistico,
quanto piuttosto a tradurre una pura ‘delogazione’ del logo.
Adriano Marchetti
E-mail: zoomedia