Eventi all'Istituto Innocenti
Il Mercante, l'Ospedale, i Fanciulli
La
donazione di Francesco Datini. Santa Maria Nuova e la fondazione degli
Innocenti.
27 novembre 2010 - 1
maggio 2011
- Committenze,
donazioni, dispersioni. Le
opere quattrocentesche presenti nelle collezioni di Santa Maria Nuova
e degli Innocenti di
Brunella Teodori
- Il sistema assistenziale
nella Firenze del Trecento di
Lucia Sandri
Committenze, donazioni,
dispersioni.
Le opere quattrocentesche presenti nelle collezioni di Santa Maria Nuova e degli
Innocenti di Brunella Teodori
Il patrimonio artistico che ancora si conserva nell’Ospedale
di Santa Maria
Nuova è il frutto di complesse vicende di accrescimento, alienazione,
dispersione, legate alla committenza e alla storia dell’istituzione ospedaliera,
al suo sviluppo architettonico e artistico in sette secoli, in un’area
vastissima della città.
Dal primo nucleo duecentesco realizzato grazie
alla munificenza di Folco Portinari e dotato di una cappella dedicata alla
Vergine, agli ampliamenti trecenteschi e quattrocenteschi con l’annessione della
chiesa e del convento di Sant’Egidio dei frati mendicanti, alla costruzione
dell’ospedale degli uomini poi di quello delle donne, con le abitazioni
delle Oblate e degli spedalinghi, la storia di Santa Maria Nuova, il più antico
ospedale cittadino, riflette quindi la storia dell’arte fiorentina.
Analogamente,
anche il patrimonio artistico dell’Ospedale degli Innocenti si costituisce
come insieme di opere commissionate per ornare la nuova istituzione assistenziale,
le due chiese, i cortili, le abitazioni dei fanciulli e delle donne, degli spedalinghi,
con un alternarsi di opere di valenza pubblica dovute a facoltosi committenti,
e opere destinate al culto privato: anche la realizzazione dell’Ospedale
degli Innocenti coinvolge una vasta area urbana, di nuova espansione nella città.
L’atto di fondazione dell’Ospedale di Santa Maria
Nuova, il 23 giugno 1288, sanciva l’entità delle donazioni
e il patronato della famiglia Portinari sull’istituto, con il diritto
di nomina dello spedalingo e del rettore della chiesa. Il Trecento fu un
periodo fondamentale per il primo ospedale
cittadino.
Nel 1374 vennero varati i Regolamenti dell’Ospedale che stabilivano,
tra l’altro, anche le norme sul patrimonio artistico e architettonico:
gli abbellimenti dovevano avvenire solo con il consenso dei Portinari, le donazioni
di immagini sacre non potevano includere gli stemmi dei committenti, a conferma
della preminenza della famiglia nel patronato dell’ospedale.
Nel Quattrocento
la fama dell’ospedale, proposto come modello in tutta Europa, varcava
ormai i confini italiani; dal 1419 veniva affiancato anche dall’Ospedale
degli Innocenti, destinato alla accoglienza e alla formazione dell’infanzia
abbandonata.
Nel corso di quel secolo avvennero le principali trasformazioni
anche in Santa Maria Nuova: dal 1413 lo spedalingo Michele di Fruosino di
Panzano diede l’avvio
al rifacimento e alla nuova decorazione della chiesa di Sant’Egidio,
alla realizzazione del chiostro delle Medicherie e all’ampliamento dell’ospedale
fino a via della Pergola. Nel 1420 Martino V confermava i privilegi all’Ospedale
e aggiungeva il nome di Santa Maria Nuova alla chiesa di Sant’Egidio.
Bicci di Lorenzo eseguì nel 1424, sulla facciata dell’ospedale,
l’affresco
con la Consacrazione della chiesa di Sant’Egidio (distaccato nel 1957 è ora
collocato insieme alla sinopia in una sala interna), che più propriamente
raffigura la conferma dei privilegi a Santa Maria Nuova.
Nel 1474 sulla stessa
facciata fu nuovamente dipinta da Gherardo di Giovanni del Fora (con integrazioni
del secolo successivo di Francesco Brina) la scena della consacrazione di Papa
Martino V e della consegna dell’abito e dei privilegi allo spedalingo
(l’affresco
staccato è conservato nella stessa sala dell’ospedale).
Sul portale
della chiesa di Sant’Egidio dipinta da Bicci di Lorenzo è ben
visibile l’Incoronazione della Vergine di Dello Delli, databile negli
anni Venti del Quattrocento, che è collocata ora all’interno dell’ospedale,
sostituita da un calco sulla facciata.
Negli stessi anni Nanni di Bartolo eseguiva
per il chiostro delle Medicherie un ulteriore rilievo in terracotta, la Madonna
col Bambino e due angeli che sorreggono un drappo aperto, ancora in situ, testimonianza
della presenza nell’ospedale degli artisti impegnati nelle più rilevanti
imprese dell’epoca.
La chiesa quattrocentesca fu affrescata sulle pareti del coro da Domenico
Veneziano, Piero della Francesca, Andrea del Castagno, Alessio Baldovinetti,
e da Giusto
di Andrea, tra il 1439 e il 1470, con Storie della Vita della Vergine. Di
questo ciclo, che costituiva la testimonianza più importante della
pittura fiorentina dopo Masaccio, andato in gran parte distrutto tra il XVI
e il XVIII secolo con
le trasformazioni tardo manieriste e barocche della chiesa, si conservano
oggi solo i frammenti del basamento e le sinopie recuperate negli anni ’50
(Cenacolo di Santa Apollonia). Beato Angelico dipinse l’Incoronazione
della Vergine ricordata dal Vasari sul tramezzo di Sant’Egidio, che
divideva il coro alla zona destinata ai fedeli (ora agli Uffizi).
Attualmente
l’ospedale conserva un’opera di Andrea del Castagno,
l’affresco staccato con la Crocifissione, la Vergine, i dolenti
e i santi Romualdo e Benedetto, del 1440 circa, che proviene dal convento di
Santa Maria
degli Angeli, soppresso nell’Ottocento e acquistato dall’ospedale
per destinarlo al proprio ampliamento.
Nella prima metà del Quattrocento
si collocano ancora due importanti arredi liturgici: l’uno, proveniente
dalla perduta cappella di San Luca in Santa Maria Nuova è il tabernacolo
del Sacramento di Luca della Robbia con un tondo in bronzo attribuito al
Verrocchio, come lo sportello bronzeo purtroppo trafugato (a Peretola il
tabernacolo, al
Bargello il tondo con la colomba dello Spirito Santo); l’altro, il
tabernacolo del Sacramento di Bernardo Rossellino con sportello in bronzo
di Lorenzo Ghiberti.
Andrea del Verrocchio è autore anche di una Madonna col Bambino eseguita
negli anni 1475-1480 (ora al Bargello), proveniente dall’ospedale e
pervenuta alle collezioni statali dalla vendita del 1900, come le altre opere
citate.
A prototipi verrocchieschi si riferisce anche un busto di Cristo, in stucco
policromo, conservato all’interno dell’ospedale.
La bottega
dei Della Robbia, oltre a Luca, è documentata a Santa Maria Nuova
anche dalla Madonna col Bambino eseguita da Andrea negli anni Settanta,
destinata al culto domestico.
Una robbiana che raffigura la Pietà tra san Giovanni e la Maddalena, commissionata
nel 1494 per una lunetta del chiostro delle Medicherie, ove tuttora si
trova,
riferita a Benedetto Buglioni, ne testimonia la presenza fino allo scorcio
del secolo.
Nella seconda metà del Quattrocento, aumentando l’autorità medicea
sull’ospedale, sono presenti ancora grandi pittori: Sandro Botticelli
giovane dipinse intorno al 1468 una tavola con la Madonna col Bambino,
san Giovannino
e due angeli, già riferita a Filippo Lippi, pervenuta alle
collezioni statali da Santa Maria Nuova sempre dalla vendita del 1900,
ora all’Accademia.
Nel 1483 veniva inoltre posto sull’altare maggiore di Sant’Egidio,
a completamento iconografico delle Storie della Vergine affrescate nel
coro, il grande trittico con l’Adorazione dei pastori (sul recto)
e l’Annunciazione (sul verso) eseguito da Ugo van
der Goes intorno al 1478 su commissione di Tommaso Portinari, direttore
dal 1465 del Banco Medici di Bruges.
Sullo
scorcio del secolo
(1499-1501) si data una grande decorazione ad affresco nel perduto
chiostro delle Ossa con il Giudizio Universale di Fra Bartolomeo
e Mariotto Albertinelli
(ora
a San Marco). Nello stesso chiostro era presente anche un affresco
perduto, ricordato dal Vasari, di Domenico Ghirlandaio in rapporto con
Santa Maria
Nuova fin dal
1477: un affresco staccato proveniente dalle Oblate (ora a San Salvi)
di David Ghirlandaio documenta i rapporti con la famiglia, continuati
anche
con Ridolfo.
Testimonianza della fine del Quattrocento e dei primi decenni
del Cinquecento sono anche alcuni Crocifissi lignei policromi
(conservati nei depositi), “grandi
al vero” o di piccole dimensioni, originariamente posti sugli
altari delle chiese, nei refettori, nelle celle, nelle corsie, che
documentano
il culto del
Crocifisso in età savonaroliana e l‘interesse allo studio
anatomico, proprio del periodo, che si esercitava nell’ospedale
(lo stesso Leonardo, insieme ad altri pittori, vi praticava dissezioni).
Mentre
l’ospedale di Santa Maria Nuova era in pieno sviluppo, si inaugurava
il 25 gennaio 1445 il brunelleschiano Ospedale degli Innocenti, con lavori
ancora in corso: la chiesa principale era già fondata dal 1420
ma la sua consacrazione avvenne solo l’11 aprile 1451 alla presenza
dell’arcivescovo di Firenze
Antonino Pierozzi. La prima testimonianza artistica fu la lunetta affrescata
nel 1458-1459 da Giovanni di Francesco detto il Cervelliera sopra l’ingresso
nel portico, con l’Eterno, angeli e i santi Innocenti unica opera
documentata e certa dell’autore voluta dal priore messer Pace da
Empoli. Nel 1460 veniva commissionata da Bartolomeo Lenzi per l’altare
destro di suo patronato a Neri di Bicci la prima pala della chiesa, l’Incoronazione
della Vergine, che rimase l’unico dipinto per trent’anni.
Dal 1483 al 1498, anno della sua morte, il priore Francesco
Tesori fu il committente di molti lavori sia nella chiesa grande che in
quella
interna
dedicata all’uso
privato delle donne, nonché dei tondi robbiani sulla facciata.
Nel 1485 veniva commissionata a Domenico Ghirlandaio la grande pala
per l’altare
maggiore con l’Adorazione dei Magi, ultimata nel 1488, corredata
di cornice lignea intagliata di Giuliano da Sangallo (perduta) e predella
dipinta da Bartolomeo
di Giovanni. Il Tesori nel 1489 fece rimodernare anche la cappella
Lenzi, con un nuovo altare a edicola commissionato a Francesco di Simone
Ferrucci
(non più esistente).
Piero del Pugliese, simpatizzante di Savonarola e generoso mecenate
amico di Filippino Lippi, Baccio della Porta e Piero di Cosimo, fu
il committente
della
pala posta nel 1493 all’altare sinistro. In essa Piero di Cosimo
raffigurò la
Madonna con il Bambino in trono, con i santi Pietro, Giovanni Evangelista,
Dorotea (?), Caterina d’Alessandria e angeli, che negli effetti
di luce fredda e rarefatta rivela l’influenza della pittura fiamminga
presente a Firenze appunto con il trittico Portinari. L’opera è ricordata
entro una cornice in terracotta invetriata di cui potrebbe far parte
la lunetta con l’Annunciazione di Andrea della Robbia, trasferita all’esterno nel cortile durante
i lavori che interessarono la chiesa nel 1786.
Se l’assetto della
chiesa nel Quattrocento è documentato
dalle fonti prima della trasformazione operata dal Fallani nel 1786,
meno note sono le vicende quattrocentesche relative all’arricchimento
di opere per il culto all’interno dell’ospedale, a causa
della dispersione cui fu oggetto il patrimonio artistico dell’ospedale
nell’Ottocento.
Tra le opere d’arte più importanti
rimaste nelle collezioni dell’ospedale
sono da ricordare la Madonna col Bambino di Luca della Robbia, la Madonna
col Bambino e un angelo di Botticelli, la Madonna degli
Innocenti di Domenico di
Michelino.
Tra le testimonianze erratiche del periodo sono ancora
da ricordare sculture e busti forse appartenenti a gruppi o a presepi,
connessi al culto privato
all’interno dell’ospedale, come la Madonna e
il San
Giuseppe in terracotta riferiti a Marco della Robbia.
Essi documentano il rapporto continuativo con
la bottega dei Della Robbia, che con i putti di Andrea sulla facciata
aveva creato il nuovo emblema dell’ospedale.
Limitato il numero
di Crocifissi lignei policromi, più significativa la presenza
di bassorilievi di Madonne col Bambino, derivanti da prototipi illustri
di Antonio Rossellino, Benedetto da
Maiano, certamente più adatti al luogo delle donne e dei fanciulli.
Tra le sculture prive di un contesto di riferimento appare
di notevole interesse
la Maddalena in terracotta dell’inizio del Cinquecento.
Se
le vicende quattrocentesche accomunano le testimonianze artistiche
presenti nei due ospedali, la storia ottocentesca, che ci ha consegnato
l’attuale
situazione patrimoniale di entrambi, ne differenzia la sorte.
Agli
Innocenti nel 1853 tutte le opere, circa trecento, censite nell’inventario
Gagliardi del 1840, tranne quelle utili per il culto o di fama ormai
consolidata, venivano
vendute dal commissario Carlo Michelagnoli finendo nel mercato privato.
Nel 1890 si creava la prima raccolta museale, rinnovata nel 1871.
Dopo la breve e sfortunata
esperienza del museo costituito nel 1871 dal commissario Augusto
Michelacci e allestito da Alessandro Mazzanti a Santa Maria Nuova,
si formalizzava la vendita
di ottantatre capolavori alle collezioni statali fiorentine, conclusa
nel 1900.
La dispersione del patrimonio proseguiva con la vendita
al Comune del complesso
delle Oblate, con il trasferimento delle stesse a Careggi nel
1936, con la suddivisione delle ASL nel 1980.
Oggi i diversi percorsi storici
dei due ospedali, che tuttora svolgono la loro funzione, si sono riunificati
con il comune
obiettivo di
nuovi progetti
museali
che ne rendano accessibile anche il patrimonio nascosto.
Il Mercante,
l'Ospedale, i Fanciulli
Indice eventi all'Istituto
Innocenti