Mostre in Palazzo
Strozzi
Bellezza
Divina. Tra
Van Gogh, Chagall e Fontana
Palazzo Strozzi, 24 settembre 2015 - 24 gennaio
2016
Correnti e movimenti artistici - Guida
alla mostra
Guida a "Bellezza Divina. Tra
Van gogh, Chagall e Fontana

Un'immagine scattata nella Seconda sezione
della mostra "Vita
di Cristo: Annuncio fatto a Maria, Natività e infanzia
di Cristo"
1-Dal Salon all’altare
La sezione offre dipinti di grandi dimensioni
e di altissima qualità che testimoniano l’eclettismo
degli stili e le diverse modalità di accostamento al
tema sacro nella seconda metà dell’Ottocento.
Tra il 1848 e il 1870, infatti, la pala d’altare costituisce
ancora una forma privilegiata per la sperimentazione formale.
Uno dei laboratori più interessanti in questo senso è la
Toscana, dove le chiese accolgono opere degli artisti
più aggiornati. La pittura
sacra si accorda ai caratteri
della pittura di storia,
secondo le intenzioni del papa: Pio IX (pontefice dal 1846
al 1878) si impegnò, infatti,
attivamente affinché la pittura religiosa si qualificasse
sullo stile naturalista e narrativo della pittura di storia
allora in voga. Nel 1869 nasce per sua volontà la Galleria
dei Santi e dei Beati contemporanei, che sarà ampliata
dal successore Leone XIII (papa dal 1878 al 1903): tra i maggiori
esempi, è il bozzetto
per la grande tela dei Martiri gorcomiensi di Cesare
Fracassini. Oggetto di dibattito fu la Flagellazione di
Bouguerau per l’estetismo che prevaleva sul canone austero
e drammatico solitamente adottato in quel soggetto.
2 - Rosa mystica
A cavallo fra Ottocento e Novecento il tema della Madonna assume particolare
rilievo nel momento in cui si diffonde la cultura e l’estetica del Simbolismo e
gli artisti vi trasmettono il loro forte desiderio di ascesi. Alcuni di essi,
nel tentativo di risolvere in “stile moderno” l’idealità del
tema, giungono a comporre esempi stilistici e iconografici innovativi, in sintonia
con le più aggiornate
correnti artistiche europee. Sono qui riunite sia opere pienamente novecentesche,
che testimoniano l’intima
adesione di alcuni artisti al tema – dove l’umanità di Maria
e la sua sacralità sono alternativamente
motivo di ispirazione –, sia interpretazioni libere e spesso audaci.
Non mancano infatti letture personali e a volte controverse, come quella di
Edvard Munch, la cui Madonna fu una delle immagini mariane più provocatorie
dell’Ottocento.
3 - Vita di Cristo: Annuncio fatto a Maria, Natività e infanzia
di Cristo
Le parti centrali della mostra seguono la narrazione evangelica, e per ogni
tema le opere sono presentate secondo un andamento sostanzialmente cronologico.
La vita di Cristo ne costituisce
il fil rouge, a cominciare dall’Annuncio fatto a Maria: se Segantini
e Previati rendono il soggetto sacro in stile
divisionista, Galileo Chini interpreta umanamente l’annuncio conferendo
valenza simbolica alla natura, mentre Maurice Denis trova ispirazione nel Beato
Angelico, proponendo così un modello di
artista cristiano, ma anche un modello stilistico. Nel clima culturale degli
anni trenta del Novecento maturano nuove riletture del tema iconografico, qui
esemplificate da Andreotti e Capogrossi. La narrazione evangelica prosegue
con Natività e
infanzia di Cristo, illustrate attraverso opere di stili diversi: dagli inizi
del secolo agli anni trenta l’immagine della Sacra famiglia passa dalle
interpretazioni simboliste e divisioniste
alle forme aereodinamiche futuriste di Fillia.
Vita di Cristo: Miracoli e parabole
La vita umana virtuosa ed eccezionale di Cristo acquisisce – nelle raffigurazioni
che vanno dagli anni di transizione di inizio Novecento fino al secondo dopoguerra – una
centralità nuova
in un secolo colmo di
eventi traumatici e di evoluzioni culturali intense, al centro dei quali sta
l’uomo
con le sue certezze e le sue fragilità. Fin dal Cristo che cammina
sulle acque di Bistolfi, capace di generare dibattiti e discussioni sul
tema sacro alla sua presentazione alla Biennale di Venezia del 1899, alle interpretazioni
del soggetto del Figliol prodigo, diffuso negli anni venti quale metafora
del ritorno alla tradizione. Raffigurazioni di miracoli e parabole, sebbene
non destinate a luoghi sacri, sono spesso scelte dagli artisti
per i possibili riferimenti autobiografici.
Vita di Cristo: Passione, Via Crucis
La narrazione delle vicende di Cristo viene illustrata da opere
distanti cronologicamente, in un confronto fra espressioni
artistiche che hanno talvolta affrontato il tema sacro con attualizzazioni
significative e profonde.
Veste moderna prende, nella sala precedente, l’ingresso di Cristo a
Gerusalemme, trasportato da Stanley Spencer in una cittadina anglosassone
o da Costetti nella periferia fiorentina. Le stazioni della Via Crucis sono
tema ricorrente per gli artisti: alla stesura
pittorica divisionista di Previati,
che accentua il valore simbolico dei colori, seguono la misurata e piana
modellazione di Maraini e la superficie slabbrata, ferita, di Fontana che
annuncia la dimensione astratta.
La dirompente interpretazione di Otto Dix rivela
il dissenso verso le atrocità moderne di cui la parabola dolorosa
di Cristo è metafora.
Vita di Cristo: Crocifissione, Deposizione, Pietà, Resurrezione
I temi della Crocifissione e della Deposizione – già affrontati
con ottica nuova alla fine dell’Ottocento – sono stati scelti
da numerosi artisti del Novecento in quanto vicini alla condizione dell’uomo
contemporaneo, soprattutto negli anni che seguono le guerre, adatti a interpretazioni
metaforiche e alla trasposizione dei valori formali ed espressivi propri
delle avanguardie: da quelli espressionisti,
ai cubisti ai futuristi.
Saranno le drammatiche vicende belliche a riportare il tema all’attenzione
degli artisti: tra gli altri Chagall, Manzù, Guttuso, hanno raccontato
le vergogne del nazismo e della guerra. Nella sezione sono proposti esempi
divergenti che attraversano mezzo secolo e che esemplificano le differenti
tendenze
e i conflitti espressivi nel rapporto fra arte e sentimento del sacro. La
Resurrezione di Cristo, pur essendo evento nodale che distingue quella cristiana
dalle altre religioni, non è stata tra i soggetti con cui
gli artisti si sono confrontati più frequentemente tra la metà dell’Ottocento
e il secondo dopoguerra.
4 - Severini: la decorazione murale tra spiritualità e poesia
Attraverso una selezionatissima scelta di progetti decorativi viene ripercorsa
l’attività svolta da Gino Severini (Cortona 1883-Parigi 1966)
nella decorazione delle chiese svizzere di Semsales (1925-26), La Roche (1927-1928),
Tavannes (1930), Saint-Pierre a Friburgo (1931-1932; 1950-1951), Notre-Dame
du Valentin a Losanna (1933-1934). Una sequenza di cantieri che lo designerà fra
i principali protagonisti del rinnovamento dell’arte sacra anche per
il fondamentale apporto spirituale e teorico di Jacques Maritain, con il
quale Severini condividerà la convinzione che l’arte cristiana è quella
che «sgorga
da un cuore abitato dalla grazia». Si tratta dunque del fervido rapporto
di amicizia fra il filosofo e l’artista, che avrebbe contribuito a
dare origine a contesti figurativi e concettuali quali si venivano auspicando
negli ambienti del progressismo cattolico, favorevoli a riforme iconografiche
e in particolar modo al rinnovamento dell’architettura sacra.

Un'immagine scattata nella Quinta sezione della mostra "
Spazi del sacro" che mostra "Natura morta", bozzetto
a tempera su cartoncino per l'affresco del cielo della tribuna della chiesa
di La Roche, realizzato nel 1927 da Gino Severini.
5 - Spazi del sacro
Spazio, luce, sacralità 2015. Video installazione.
Trittico su 3 schermi 65” montati in verticale; durata:
12’. Ideazione e regia: Vincenzo Capalbo, Marilena Bertozzi.
Realizzazione: Art Media Studio, Firenze, © FLC
by SIAE 2015. Il video-trittico attraverso suggestioni visive, immagini,
luce, suoni, esplora lo spazio della chiesa e racconta l’evoluzione
dell’architettura sacra, dalle esperienze italiane
di San Paolo dentro le mura, al rifacimento delle facciate del duomo di
Napoli, Amalfi e di Santa Maria del Fiore a Firenze in stile neogotico,
fino alla chiesa di Notre Dame de la Consolation a Rancy, progettata da
Auguste Perret in cemento armato, in cui avviene il passaggio dallo storicismo
alla modernità. Immagini che si susseguono
fino ad arrivare alla sublimazione dello spazio e della luce attraverso
la cripta della chiesa del complesso monastico della Tourette a Eveux e
della cappella di Notre Dame du Haut a Ronchamp di Le Corbusier. Lo schermo
triplice si ispira a una pala
d’altare in cui le rappresentazioni in movimento raccontano l’arte
dell’architettura,
lo spazio come elemento narrativo, capolavoro scultoreo dominato da una
profonda spiritualità.
6 - La Chiesa
Sino a tutto l’Ottocento cardinali e pontefici sono stati rappresentati
con l’intenzione di sottolineare il fasto e il potere della Chiesa,
mentre nel Novecento le stesse figurazioni assumono un significato controverso
in artisti come Scipione, Wildt o Manzù. Il ruolo della decorazione è evocato
dai pannelli di Maurice Denis e dai bozzetti riconducibili alla benedettina
scuola di Beuron, con sede nell’omonimo
monastero tedesco ma composta da artisti di varie provenienze europee,
fra le prime esperienze di rinascita dell’arte sacra fra XIX e XX
secolo. Alcuni arredi liturgici, come la casula disegnata da Matisse, richiamano
in parallelo il rituale cattolico.La figura di san Francesco, spesso rappresentata
in coincidenza con il VII Centenario della morte, nel 1926, e poi con la
proclamazione del santo a patrono d’Italia nel 1939 – anche
in rapporto alla propaganda attuata dal regime fascista – è qui
testimoniata dal marmo di Wildt.
7 - Preghiera
Il percorso espositivo si chiude con la sommessa evocazione della Preghiera:
la preghiera che scandisce i giorni, incarnata dalla scultura di Vincenzo
Vela che conferisce alla figura sentimenti di intimità domestica
e fede privata, o dall’Angelus di Millet, paradigma universale
di una devozione profondamente radicata nel lavoro e nel flusso delle
stagioni, o ancora personificata dalla lirica
introspezione della fanciulla di Casorati. L’orazione del padre di
Munch, in un clima nordico carico di angoscia, è affiancata
a quella mediterranea, ma non per questo meno drammatica, del cieco di
Viani, mentre nella preghiera della sera, quel momento di raccoglimento
e intimità che precede il sonno, Cagnaccio di San Pietro
fa convergere significati di innocenza infantile e di purezza di sentimento
religioso. María Blanchard affronta
un tema, quello delle comunicande – spesso frequentato dagli artisti – trasformandolo
in un’immagine
dal tono onirico, in una figura dall’atteggiamento ieratico, da moderno
mosaico.

Un'immagine scattata nella Settima sezione "Preghiera" che
mostra "La preghiera", del 1914, di Felice
Casorati.
Bellezza
Divina. Tra
Van Gogh, Chagall e Fontana
Palazzo Strozzi, 24 settembre 2015
- 24 gennaio 2016
Correnti
e movimenti artistici - Guida
alla mostra