Home page Home page degli eventi Home page dei luoghi Home page della storia Home page dei percorsi Home page della cultura Home page delle arti Home page dei lavori Home page degli artigiani Mappa del sito
linea linea linea linea

Dante Alighieri - Divina Commedia - Purgatorio - Canto XI

Le News Firenze:
-Poesie

Dante
Alighieri

Divina Commedia:
-700 anni
Canti:
*Paradiso:
-XXXIII
-XVI
*Purgatorio:
-X
-XI
-XIV
*Inferno:
-VII

Ricorrenze:
-740° - 742°
della nascita
Dante|750

Eventi
danteschi
100 canti per...:
2015: decennale per il 750° nascita di Dante
2012 - 2011 - 2010 - 2009 - 2007 - 2006 - TuttoDante

Monumenti:
-Badia
-Bargello
-Casa di Dante
-Chiesa di Dante
-S.Giovanni
-S.Martino
-Torre della Castagna
-Torre dei Donati

Lapidi
Sculture
Dipinti

Luoghi:
-
Santa Croce

Letteratura

Centri
Danteschi
-Culturale
-Museo

Tradizioni:
-Italiane
-Toscane
-Fiorentine

Firenze
eventi

musei

Indici
3 - 2015
5 - 2011
7 - 2010
20 - 2009
15 - 2007
17 - 09
2006
11 - 2005

Annunci
Prenotazioni
booking
Affitto
Vendo
«O Padre nostro, che ne' cieli stai,
 
non circunscritto, ma per più amore
ch'ai primi effetti di là sù tu hai,
3
 
laudato sia 'l tuo nome e 'l tuo valore
 
da ogne creatura, com' è degno
di render grazie al tuo dolce vapore.
6
 
Vegna ver' noi la pace del tuo regno,
 
ché noi ad essa non potem da noi,
s'ella non vien, con tutto nostro ingegno.
9
 
Come del suo voler li angeli tuoi
 
fan sacrificio a te, cantando osanna,
così facciano li uomini de' suoi.
12
 
Dà oggi a noi la cotidiana manna,
 
sanza la qual per questo aspro diserto
a retro va chi più di gir s'affanna.
15
 
E come noi lo mal ch'avem sofferto
 
perdoniamo a ciascuno, e tu perdona
benigno, e non guardar lo nostro merto.
18
 
Nostra virtù che di legger s'adona,
 
non spermentar con l'antico avversaro,
ma libera da lui che sì la sprona.
21
 
Quest' ultima preghiera, segnor caro,
 
già non si fa per noi, ché non bisogna,
ma per color che dietro a noi restaro».
24
 
Così a sé e noi buona ramogna
 
quell' ombre orando, andavan sotto 'l pondo,
simile a quel che talvolta si sogna,
27
 
disparmente angosciate tutte a tondo
 
e lasse su per la prima cornice,
purgando la caligine del mondo.
30
 

 
Se di là sempre ben per noi si dice,
 
di qua che dire e far per lor si puote
da quei c'hanno al voler buona radice?
33
 
Ben si de' loro atar lavar le note
 
che portar quinci, sì che, mondi e lievi,
possano uscire a le stellate ruote.
36
 
«Deh, se giustizia e pietà vi disgrievi
 

tosto, sì che possiate muover l'ala,
che secondo il disio vostro vi lievi,

39
 
mostrate da qual mano inver' la scala
 
si va più corto; e se c'è più d'un varco,
quel ne 'nsegnate che men erto cala;
42
 
ché questi che vien meco, per lo 'ncarco
 
de la carne d'Adamo onde si veste,
al montar sù, contra sua voglia, è parco».
45
 
Le lor parole, che rendero a queste
 
che dette avea colui cu' io seguiva,
non fur da cui venisser manifeste;
48
 
ma fu detto: «A man destra per la riva
 
con noi venite, e troverete il passo
possibile a salir persona viva.
51
 
E s'io non fossi impedito dal sasso
 
che la cervice mia superba doma,
onde portar convienmi il viso basso,
54
 
cotesti, ch'ancor vive e non si noma,
 
guardere' io, per veder s'i' 'l conosco,
e per farlo pietoso a questa soma.
57
 
Io fui latino e nato d'un gran Tosco:
 
Guiglielmo Aldobrandesco fu mio padre;
non so se 'l nome suo già mai fu vosco.
60
 
L'antico sangue e l'opere leggiadre
 
d'i miei maggior mi fer sì arrogante,
che, non pensando a la comune madre,
63
 
ogn' uomo ebbi in despetto tanto avante,
 
ch'io ne mori', come i Sanesi sanno,
e sallo in Campagnatico ogne fante.
66
 
Io sono Omberto; e non pur a me danno
 
superbia fa, ché tutti miei consorti
ha ella tratti seco nel malanno.
69
 
E qui convien ch'io questo peso porti
 
per lei, tanto che a Dio si sodisfaccia,
poi ch'io nol fe' tra' vivi, qui tra' morti».
72
 
Ascoltando chinai in giù la faccia;
 
e un di lor, non questi che parlava,
si torse sotto il peso che li 'mpaccia,
75
 
e videmi e conobbemi e chiamava,
 
tenendo li occhi con fatica fisi
a me che tutto chin con loro andava.
78
 
«Oh!», diss' io lui, «non se' tu Oderisi,
 
l'onor d'Agobbio e l'onor di quell' arte
ch'alluminar chiamata è in Parisi?».
81
 
«Frate», diss' elli, «più ridon le carte
 
che pennelleggia Franco Bolognese;
l'onore è tutto or suo, e mio in parte.
84
 
Ben non sare' io stato sì cortese
 
mentre ch'io vissi, per lo gran disio
de l'eccellenza ove mio core intese.
87
 
Di tal superbia qui si paga il fio;
 
e ancor non sarei qui, se non fosse
che, possendo peccar, mi volsi a Dio.
90
 
Oh vana gloria de l'umane posse!
 
com' poco verde in su la cima dura,
se non è giunta da l'etati grosse!
93
 
Credette Cimabue ne la pittura
 
tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,
sì che la fama di colui è scura.
96
 
 
 
Così ha tolto l'uno a l'altro Guido
 
la gloria de la lingua; e forse è nato
chi l'uno e l'altro caccerà del nido.
99
 
Non è il mondan romore altro ch'un fiato
 
di vento, ch'or vien quinci e or vien quindi,
e muta nome perché muta lato.
102
 
Che voce avrai tu più, se vecchia scindi
 
da te la carne, che se fossi morto
anzi che tu lasciassi il `pappo' e 'l `dindi',
105
 
pria che passin mill' anni? ch'è più corto
 
spazio a l'etterno, ch'un muover di ciglia
al cerchio che più tardi in cielo è torto.
108
 
Colui che del cammin sì poco piglia
 
dinanzi a me, Toscana sonò tutta;
e ora a pena in Siena sen pispiglia,
111
 
ond' era sire quando fu distrutta
 
la rabbia fiorentina, che superba
fu a quel tempo sì com' ora è putta.
114
 
La vostra nominanza è color d'erba,
 
che viene e va, e quei la discolora
per cui ella esce de la terra acerba».
117
 
E io a lui: «Tuo vero dir m'incora
 
bona umiltà, e gran tumor m'appiani;
ma chi è quei di cui tu parlavi ora?».
120
 
«Quelli è», rispuose, «Provenzan Salvani;
 
ed è qui perché fu presuntüoso
a recar Siena tutta a le sue mani.
123
 
Ito è così e va, sanza riposo,
 
poi che morì; cotal moneta rende
a sodisfar chi è di là troppo oso».
126
 
E io: «Se quello spirito ch'attende,
 
pria che si penta, l'orlo de la vita,
qua giù dimora e qua sù non ascende,
129
 
se buona orazïon lui non aita,
 
prima che passi tempo quanto visse,
come fu la venuta lui largita?».
132
 
«Quando vivea più glorïoso», disse,
 
« liberamente nel Campo di Siena,
ogne vergogna diposta, s'affisse;
135
 
e lì, per trar l'amico suo di pena,
 
ch'e' sostenea ne la prigion di Carlo,
si condusse a tremar per ogne vena.
138
 
Più non dirò, e scuro so che parlo;
 
ma poco tempo andrà, che ' tuoi vicini
faranno sì che tu potrai chiosarlo.
141
 
Quest' opera li tolse quei confini».  
 

 

 

Divina Commedia - Purgatorio - Canto XI

 

linea linea linea
www.zoomedia.it pubblicazione registrata al Tribunale di Firenze n° 5555 del 20/02/2007
© zoomedia 2007-2016 Copyrights - Tutela della privacy - Abbonamenti - Contributi - Pubblicità
Pagina pubblicata il -05-2011 - Aggiornato il 02-Lug-2016