4 Novembre 1966 - 4 Novembre 2006
40°
anniversario dell’alluvione a Firenze
Nell'ambito degli eventi denominati: "Oh
gente .., icche fa l'Arno???" la mostra “ La
città capovolta” è stata accompagnata dal
testo di Carmelina Rotundo: "Immensità", ("Immensity") .
Serena Simoni ha intervistato Carmelina Rotundo
e Francesco De Masi.
Serena Simoni e Rosario
Parello ci hanno
inoltre inviato le loro impressioni dopo aver visitato la mostra fotografica “LA
CITTA’ CAPOVOLTA”
Intervista a Carmelina Rotundo.
Dove ha scritto immensità?
Nell’auditorium a nuova vita restituito, grazie al contributo dell’Ente
Cassa di Risparmio di Firenze.
Una sala a me cara dato che poco prima del restauro veniva dedicata dalla
Camerata dei Poeti (presidente Marcello Fabbri) una mitica serata al mio
percorso poetico.
Anche il luogo per questo riunirsi dei fili della vita, dove l’auditorium
si colloca la dice lunga, esso è infatti in via Folco Portinari
(via destinata al ricordo della famiglia di quella dantesca Beatrice).
È un racconto particolare?
Si, è un racconto d’amore, che risponde a un primo tentativo
di trasformare note in favole, esperienza che è iniziata il 18 maggio
2006 si è prolungata spontaneamente fino al 9 novembre per tutti
gli 8 incontri.
Immensità è stato dettato, sia dalla vastità dei suoni
colori della musica simile ad un’intera orchestra dell’organo
sia da quella del soffio che diviene respiro delle canne potenza e leggerezza,
intensità e soffio insieme!
È
forse il primo racconto d’amore scritto in un luogo chiuso.
E l’incontro con la città capovolta?
Come ogni cosa che scrivo una volta tracciata su foglio prende vita
propria… queste
parole hanno incontrato le immagini di Francesco De Masi, il quale ha
catturato la Firenze riflessa nel suo fiume.
A dir la verità la visione di queste foto mi ha letteralmente affascinata.
Firenze mi è sembrata “purificata” dal traffico dallo
smog; Firenze senza stress diventa favola dove ogni cosa è pura,
assolutamente magica!
La città trasporta il “suo” fiume, in esso goccia in
un’altra goccia, come nel gioco dei cerchi che si creano gettando
un sassolino.
Nessuna cosa è statica: pietre, comignoli, lanterne, finestre,
persiane, statue, persone che “navigano” nella bellezza
delle acque, acque simbolo di vita di fertilità. È intorno
ai fiumi che si sono sviluppate le grandi civiltà e si sono
raccolti frutti…
Yvonne Palma artista di fama internazionale,
ha curato la traduzione in inglese e come sempre l’ha resa “poetica”.
Un racconto d’Amore che tocca il cuore.
“
amor che null’amato amor perdona”
Intervista a Francesco
De Masi.
Da cosa è nata l’idea della Città Capovolta?
L’idea delle immagini della “Città Capovolta” è nata
da un fatto molto semplice; camminare col naso all’insù fa
inciampare e allora per guardare dove mettevo i piedi ho incontrato
il fiume e nel fiume ho visto la città.
Firenze vista nell’acqua è come immergersi in un sogno, è riuscire
a catturare l’anima delle case, i sapori, gli odori, vedere dietro
quelle “quinte di teatro” che sono i palazzi e trovarci
la vita, un tremolio di una tenda, un viso, i passi delle persone sopra
i ponti.
Qual era l’intento delle foto?
È
il sogno di voler catturare in un immagine la “città totale” quella
che ogni viaggiatore vuole portarsi nel cuore quando visita un posto
che riesce a suscitare delle emozioni.
Quali emozioni ha provato,
e come è nata la collaborazione con
la prof. Rotundo?
Indubbiamente Firenze suscita, in chi la guarda, delle emozioni
forti che difficilmente si possono racchiudere in uno scatto fotografico;
allora occorre una prospettiva nuova, inusuale e fantastica.
Se con questa idea in testa poi si ha la fortuna di incontrare
gli scritti, i pensieri, le emozioni della professoressa Rotundo,
si
mixano le due
cose e come per incanto nasce una cosa nuova, qualcosa di molto
vicino alla
città totale, nasce l’immagine che non si trova nelle cartoline
o nei libri, nasce la Città Capovolta.
Visita alla mostra fotografica la Città Capovolta, fotografie
di Francesco De Masi e testi di Carmelina Rotundo.
Appena entrati
nell’ex chesa di san Carlo ai Barnabiti già si
respira l’aria dell’arte. Guardando l’itinerario fotografico
di Francesco De Masi si percepisce l’intenzione di far vedere la
città da un'altra prospettiva, quella del suo fiume che incessantemente
scorre e passa all’interno della città, dai suoi monumenti
riflessi.
Leggendo il racconto di Carmelina Rotundo e contemporaneamente guardando
le foto veniamo cullati dalla melodia dei suoni e delle sue parole,
che sembrano specchiarsi e accompagnare le fotografie. Le immagini
catturano
i monumenti, i palazzi di Firenze, rispecchiati nelle acque dell’Arno.
Sembra che sia la volontà dell’acqua che intende amplificare
la maestosità dei monumenti e portarli per sempre con se lungo
il suo percorso. Ponte Vecchio, la Cupola del Brunelleschi, prendono
vita
nell’acqua.
Sia il racconto che le fotografie trasudano amore.
La sensazione è quella del venire invasi senza poter fare niente
se non farsi trascinare.
Oltre alle fotografie di Francesco De Masi
ci sono le immagini dell’alluvione.
Mostra un’altra prospettiva dell’acqua, quella della sua “invasione” all’interno
della città; vedere le strade, le vie di Firenze invase dall’acqua
ricordano una seconda Venezia. La tragicità di quelle immagini,
i racconti delle persone che l’hanno vissuta, si contrappongono
alla gioia e alla pace che invece si prova con le altre fotografie.
Una piena di fango, di auto immerse, di botteghe distrutte, visi
increduli di fronte alla potenza di quel fiume.
Colpisce la grande solidarietà dei cittadini e del mondo, che si
stringe attorno a Firenze per salvare tutte le “sue” opere
d’arte.
Le immagini più toccanti sono quelle degli Angeli del Fango, che
in una lunga corsa contro il tempo cercano di salvare il patrimonio artistico
della città.
Serena Simoni
VISITA ALLA MOSTRA FOTOGRAFICA “LA CITTA’ CAPOVOLTA”:
FOTOGRAFIE DI FRANCESCO DE MASI E TESTI DI CARMELINA ROTUNDO
Giorno 17 Novembre 2006, sono andato a visitare la mostra fotografica
dedicata all’alluvione che 40 anni fa colpì Firenze.
Tale mostra esposta dal 28 Ottobre al 19 Novembre presso l’ex Chiesa
San Carlo ai Barnabiti, presentava all’interno una sezione con delle
immagini fotografiche dal titolo “La città capovolta” curata
da Francesco De Masi.
Da queste immagini si poteva ben notare, come il gioco di riflessi prodotto
dalle acque del fiume faceva, di fatto, apparire la città sottosopra.
Inoltre, davanti agli occhi si presentavano varie sfumature di colori che rendevano
Firenze ancora più suggestiva dandole una prospettiva emozionante.
La suddetta serie di immagini è introdotta da un brano della Prof.ssa
Carmelina Rotundo tradotto anche in inglese da Yvonne De Palma.
Il testo mette in risalto un rapporto d’amore e di odio con questa città che,
nonostante tutto, continua ad esercitare il suo fascino nella mente e nei cuori
dei cittadini del mondo attraverso la sua storia e le opere d’arte di
assoluto valore mondiale.
Il 4 Novembre 1966 è stato un giorno che ha segnato Firenze profondamente,
travolta dall’impeto del fiume Arno.
Strade allagate, automobili ribaltate, negozi inondati, biblioteche e opere
d’arte danneggiate, acqua dappertutto e le incredibili immagini di un
Ponte Vecchio rimasto miracolosamente in piedi nonostante la furia delle acque.
Questo è stato messo in risalto nella sequenza di fotografie presenti
in un altro percorso fotografico all’interno della suddetta mostra.
Da queste fotografie si potevano notare a primo impatto alcune caratteristiche,
a mio avviso, importanti per capire nel miglior modo possibile il dramma che
in quel giorno si andava via via consumando per le strade di Firenze.
Le fotografie messe in mostra, scattate da persone comuni, sono riuscite ha
mostrare, da varie prospettive, come l’alluvione scagliatosi su Firenze
abbia lasciato ferite che a distanza di 40 anni si manifestano in tutta la
loro forza, ricordando alla città, ai fiorentini e alla comunità internazionale
come quella sia stata una calamità terribile, ma anche di come si sia
reagito a quel disastro.
Da quelle foto, ho potuto constatare come nel dopo
alluvione si sia innescata in tutta la comunità nazionale ed anche internazionale
uno spirito di solidarietà collettiva dove tutti aiutavano tutti, con
un unico grande obiettivo: restituire al mondo Firenze.
Da questa fratellanza e solidarietà nacquero quelli che verranno successivamente
chiamati gli “Angeli del fango”. Si tratta di giovani accorsi da
ogni parte dell’Italia e anche dall’estero per aiutare la popolazione
colpita dalla calamità naturale e per mettere in salvo anche numerose
opere d’arte così da evitare che il patrimonio storico di Firenze
non andasse perduto, riconsegnandolo in buone condizioni per permettere di
avviare quella ripresa economica che ha restituito alla città lo splendore
passato.
di Rosario Parello