L'impresa di Prato
Ai primi del 1452 comincia per Fra Filippo la
lunga avventura della decorazione del Coro della Pieve
di Santo Stefano a Prato,
che
lo occuperà fino
al 1465. Stanziata per gli affreschi e la vetrata la
somma di 1.200 fiorini e ricevuto nel marzo del '52 il rifiuto
del Beato
Angelico, il
Comune di
Prato decide
di affidare il prestigioso incarico a Fra Filippo, che subito
accetta e si reca a Prato: il suo nome compare nei documenti
fino dal 6
di maggio.
Pur di averlo, gli Operai di Santo Stefano si impegnano
a pagare una penale di 22 fiorini a Leonardo Bartolini, che ha
commissionato al Lippi un Tondo con Storie della Vergine e teme
che il pittore non riuscirà più a terminarlo.
La decorazione
della Cappella Maggiore di Santo Stefano, era
molto impegnativa e si svolgerà nell'arco di tredici anni
fra interruzioni, richieste di denaro, solleciti per la conclusione
dei lavori, fughe del pittore, verifiche e rinegoziazioni del
contratto.
Nel frattempo, il frate avrà modo di dipingere molte altre
opere, specie nei mesi invernali, quando il freddo avrebbe comunque
reso impossibile lavorare sui ponteggi di Santo Stefano.
Eseguirà , nel periodo, la tavola con la cosiddetta Madonna
del Ceppo (pagamento finale 8 maggio 1453)
per l'Opera Pia fondata da Francesco Datini, le monumentali Esequie
di San Gerolamo per il preposto Geminiano
Inghirami, il complesso Tondo Cook di Washington con la 'Adorazione
dei Magi', la 'Adorazione
d'Annalena'
per l'omonimo convento fiorentino (verso il 1455), la Pala
per Alfonso d'Aragona commissionata da Giovanni de'
Medici (assenso all'esecuzione da parte del Comune di Prato il
12 maggio 1456),
le quattro vele della volta sopra la tomba di Geminiano
Inghirami nella chiesa di San Francesco
(dal febbraio 1460, affreschi perduti), la 'Adorazione
di Camaldoli' per la cella della famiglia Medici
all'interno dell'Eremo e la famosa 'Lippina',
cioé la
straordinaria Madonna col Bambino e Angeli oggi agli Uffizi che
darà il via ad una lunga serie di 'Madonne col
Bambino',
replicate per i secoli a venire.
Il volto è quello, bellissimo,
di Lucreza Buti, monaca nel convento pratese di Santa Margherita
di cui Fra Filippo è stato
nominato cappellano all'inizio del 1456. L'uomo, molto sensibile
al fascino femminile, se ne innamora a prima vista e, dopo averla
fatta posare per i suoi dipinti, la convince a lasciare il convento
e la porta a vivere nella casa acquistata nel maggio del 1455 dall'Opera
del Cingolo; nel 1457 ai due nascerà il figlio
Filippino, divenuto poi pittore.
Lucrezia Buti, nata nel 1435 da Francesco, cittadino fiorentino,
era stata posta dalla famiglia nel monastero agostiniano di Santa
Margherita a Prato
dove, insieme alla sorella Spinetta, risulta "suora professa" fin
dal 1454. E' probabile che, morto il padre verso il 1450, le due ragazze
fossero state costrette, come spesso accadeva, a prendere i voti dal
fratello Antonio, rimasto a capo di una famiglia numerosa che comprendeva
altre 11 persone solo tra fratelli e sorelle.
il cinquantenne Lippi resta subito folgorato dalla "bellissima grazia
ed aria" della giovane Lucrezia e convince le monache a lasciarla
posare per la tavola che stava dipingendo per il loro altare. La Pala,
oggi al Museo Civico di Prato, rappresenta 'La Madonna che dà la
Cintola a San Tommaso' tra i Santi Gregorio e Agostino, Tobiolo con l'Angelo
e Santa Margherita che presenta alla Vergine la committente, suor Bartolommea
dei Bovacchiesi, all'epoca badessa del Convento. E' probabile che il
profilo della Santa Margherita, tanto ammirato da Gabriele
D'Annunzio, sia proprio
quello di Lucrezia, in seguito raffigurato in numerose Madonne
del Lippi fra cui quella celeberrima degli Uffizi, la cosiddetta 'Lippina' (1465
ca.).