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Archeologia: Notti dell'Archeologia in Toscana
30 giugno 29 luglio 2007

Settima edizione delle “Notti dell’Archeologia”
Approfondimento sul tema "Le antiche vie dell’Etruria"

LE ANTICHE VIE DELL’ETRURIA
Testo a cura di: Maria Grazia Celuzza,
direttore del Museo Archeologico e d’Arte della Maremma

L’Etruria era dotata di una rete di comunicazioni già dalla protostoria, quando la pastorizia transumante aveva definito quei collegamenti che servivano agli spostamenti stagionali.
Con la nascita delle città etrusche la rete stradale si estese, pur conservando sempre nel tempo il carattere locale. Non esisteva infatti una viabilità di lunga percorrenza, come accadrà più tardi con i Romani, ma, nel caso di lunghi viaggi, era necessario spostarsi da un centro all’altro, lungo i singoli tratti locali.
La tecnica stradale etrusca non ha aspetti ‘monumentali’, se si esclude il caso delle tagliate, tipiche delle zone tufacee, che sono profondamente incise nel paesaggio ed ancora oggi si possono percorrere, ad esempio nei dintorni di Pitigliano e Sovana.

A partire dalla metà del III secolo a. C. venne costruita la rete stradale romana, funzionale in un primo tempo alle operazioni belliche, ma successivamente veicolo essenziale della romanizzazione delle campagne e fattore di valorizzazione dei terreni e di diffusione delle proprietà senatorie.

Il percorso costiero della via Aurelia Vetus doveva raggiungere già nel 252 o nel 241 a. C. il Portus Pisanus (posto immediatamente a nord di Livorno), il più importante porto della costa etrusca prima del potenziamento del Portus Cosanus e della costruzione del Portus Lunae (inizi II a. C.) e base delle operazioni militari nel Mediterraneo occidentale.

Il percorso costiero fu poi interessato da una intensa serie di interventi: la strada potrebbe essere stata prolungata fino a Luni all'inizio del II secolo a. C.; negli ultimi due decenni del secolo sarebbe stata raddoppiata e rettificata gran parte del tratto Roma-Cosa (via Aurelia Nova) e costruita una nuova strada (via Aemilia Scauri) che raddoppiando il tratto settentrionale della Aurelia Vetus raggiungeva Dertona (Tortona).

Simmetrica all'Aurelia per finalità strategiche è la via Flaminia (220 a.C), che metteva in comunicazione Roma con l'Adriatico e la Cisalpina (Sena Gallica e Ariminum). Interessa quindi solo per un breve tratto l'Etruria che attraversava evitando sistematicamente i centri urbani (Veii, Falerii Veteres).

L'Etruria, come abbiamo visto, era dotata inoltre di una rete stradale preromana estesa e funzionante, che rimase in uso per i collegamenti locali, ma anche per i lunghi percorsi prima che questi venissero monumentalizzati dall'iniziativa censoria o consolare.

La costruzione della strada detta convenzionalmente Flaminia Minor (187 a. C.: Liv. 39. 2. 1-6) mise ad esempio in comunicazione Arretium con Bononia già qualche anno prima che Arretium fosse raggiunta dalla via Cassia. Doveva perciò già esistere un tracciato etrusco che collegava la Valtiberina con le città settentrionali.

Un'altra strada piuttosto antica è la Via Amerina che raggiungeva Ameria in Umbria passando per l'agro falisco romanizzato. La costruzione dovrebbe infatti essere immediatamente successiva alla distruzione di Falerii Veteres (241 a. C.) e alla fondazione di Falerii Novi che è sulla strada.

Una strada dal significato molto particolare è poi la via Clodia, che collegava Roma a Saturnia e alla via Aurelia all'altezza di Cosa. La Clodia va messa probabilmente in relazione con la deduzione di Saturnia del 183 a. C., una colonia ormai priva delle valenze militari tipiche del secolo precedente, e serve sistematicamente quei centri minori degli agri di Tarquinii e di Vulci già rispettati dalla conquista (Blera, Tuscana, Norchia, mentre un diverticolo doveva raggiungere Suana).

La nascita di nuovi e complessi insediamenti nell'agro di Blera, o la continuità di attestazione della famiglia dei Curunas-Coronae in quello di Tuscana, inducono a pensare che la Clodia abbia accelerato la romanizzazione ma anche "premiato" quelle aree dove non c'era stata resistenza all'integrazione. Nel territorio ceretano presso la sponda occidentale del Lacus Sabatinus (L. di Bracciano), venne costruito sul percorso della strada Forum Clodi, in un contesto di probabili assegnazioni viritane.

Va ricordata infine la possibilità che la gens Clodia, al nome della quale sono legati questi interventi, potrebbe essere identificata con quei Clavtie romani residenti a Caere, o comunque in stretti rapporti con la città (Liv. 9.36) almeno dal IV secolo a. C.

L'asse che completa la rete stradale maggiore di età romana è la via Cassia (fra il 171 e il 154 a. C.) che, partendo dallo stesso ceppo della Clodia e dell'Amerina, raggiunse Arretium per essere in seguito prolungata attraverso il Valdarno a congiungere Florentia, Pisae e l'asse costiero.

La Cassia portò un particolare sviluppo nel tratto tarquiniese, lungo il quale già dal II secolo cominciarono ad essere frequentati impianti termali, quale quello di Musarna legato al nome degli etruschi Alethna, che resteranno in uso fino alla tarda antichità e talvolta (Aquae Passeris) all'età moderna.

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Pagina pubblicata il 29 giugno 2007 - Aggiornato il 20-Set-2016