Settima edizione delle “Notti
dell’Archeologia”
Approfondimento sul tema "Le antiche
vie dell’Etruria"
LE ANTICHE VIE DELL’ETRURIA
Testo a cura di: Maria Grazia Celuzza,
direttore del Museo Archeologico e d’Arte della Maremma
L’Etruria
era dotata di una rete di comunicazioni già dalla
protostoria, quando la pastorizia transumante aveva definito quei collegamenti
che servivano agli spostamenti stagionali.
Con la nascita delle città etrusche
la rete stradale si estese, pur conservando sempre nel tempo il carattere
locale. Non esisteva infatti una viabilità di lunga percorrenza,
come accadrà più tardi con i Romani, ma, nel caso di lunghi
viaggi, era necessario spostarsi da un centro all’altro, lungo i
singoli tratti locali.
La tecnica stradale etrusca non ha aspetti ‘monumentali’,
se si esclude il caso delle tagliate, tipiche delle zone tufacee, che
sono profondamente incise nel paesaggio ed ancora oggi si possono percorrere,
ad esempio nei dintorni di Pitigliano e Sovana.
A partire dalla metà del
III secolo a. C. venne costruita la rete stradale romana, funzionale
in un primo tempo alle operazioni belliche,
ma successivamente veicolo essenziale della romanizzazione delle campagne
e fattore di valorizzazione dei terreni e di diffusione delle proprietà senatorie.
Il percorso costiero della via Aurelia Vetus doveva raggiungere
già nel
252 o nel 241 a. C. il Portus Pisanus (posto immediatamente a nord
di Livorno), il più importante porto della costa etrusca prima
del potenziamento del Portus Cosanus e della costruzione del Portus
Lunae (inizi II a. C.)
e base delle operazioni militari nel Mediterraneo occidentale.
Il percorso
costiero fu poi interessato da una intensa serie di interventi:
la strada potrebbe essere stata prolungata fino a Luni all'inizio del
II secolo a.
C.; negli ultimi due decenni del secolo sarebbe stata raddoppiata
e rettificata gran parte del tratto Roma-Cosa (via Aurelia Nova) e costruita
una nuova
strada (via Aemilia Scauri) che raddoppiando il tratto settentrionale
della Aurelia Vetus raggiungeva Dertona (Tortona).
Simmetrica
all'Aurelia
per
finalità strategiche è la via Flaminia (220 a.C), che
metteva in comunicazione Roma con l'Adriatico e la Cisalpina (Sena
Gallica e Ariminum).
Interessa quindi solo per un breve tratto l'Etruria che attraversava
evitando sistematicamente i centri urbani (Veii, Falerii Veteres).
L'Etruria, come
abbiamo visto, era dotata inoltre di una rete stradale preromana
estesa e funzionante, che rimase in uso per i collegamenti locali, ma anche
per i lunghi percorsi prima che questi venissero monumentalizzati
dall'iniziativa
censoria o consolare.
La costruzione della strada detta convenzionalmente
Flaminia Minor (187 a. C.: Liv. 39. 2. 1-6) mise ad esempio
in comunicazione Arretium con Bononia già qualche anno prima che Arretium fosse
raggiunta dalla via Cassia. Doveva perciò già esistere
un tracciato etrusco che collegava la Valtiberina con le città settentrionali.
Un'altra strada piuttosto antica è la Via Amerina che raggiungeva
Ameria in Umbria passando per l'agro falisco romanizzato. La costruzione
dovrebbe infatti essere immediatamente successiva alla distruzione
di Falerii Veteres (241 a. C.) e alla fondazione di Falerii Novi che è sulla
strada.
Una strada dal significato molto particolare è poi la
via Clodia, che collegava Roma a Saturnia e alla via Aurelia all'altezza
di
Cosa. La Clodia va messa probabilmente in relazione con la deduzione
di Saturnia del 183 a. C., una colonia ormai priva delle valenze militari
tipiche del secolo precedente, e serve sistematicamente quei centri
minori
degli agri di Tarquinii e di Vulci già rispettati dalla conquista
(Blera, Tuscana, Norchia, mentre un diverticolo doveva raggiungere
Suana).
La nascita di nuovi e complessi insediamenti nell'agro di
Blera, o la continuità di
attestazione della famiglia dei Curunas-Coronae in quello di Tuscana,
inducono a pensare che la Clodia abbia accelerato la romanizzazione
ma anche "premiato" quelle
aree dove non c'era stata resistenza all'integrazione. Nel territorio
ceretano presso la sponda occidentale del Lacus Sabatinus (L. di Bracciano),
venne
costruito sul percorso della strada Forum Clodi, in un contesto di
probabili assegnazioni viritane.
Va ricordata infine la possibilità che
la gens Clodia, al nome della quale sono legati questi interventi,
potrebbe
essere identificata con quei Clavtie romani residenti a Caere, o comunque
in stretti rapporti con la città (Liv. 9.36) almeno dal IV secolo
a. C.
L'asse che completa la rete stradale maggiore di età romana è la
via Cassia (fra il 171 e il 154 a. C.) che, partendo dallo stesso ceppo
della Clodia e dell'Amerina, raggiunse Arretium per essere in seguito
prolungata attraverso il Valdarno a congiungere Florentia, Pisae e
l'asse costiero.
La Cassia portò un particolare sviluppo nel tratto tarquiniese,
lungo il quale già dal II secolo cominciarono ad essere frequentati
impianti termali, quale quello di Musarna legato al nome degli etruschi
Alethna, che resteranno in uso fino alla tarda antichità e talvolta
(Aquae Passeris) all'età moderna.