Eventi e mostre in Palazzo
Medici Riccardi
L'amore, l'arte e la grazia - Raffaello
La Madonna del Cardellino Restaurata

©www.zoomedia.it vanna innocenti 2008
La Madonna del Cardellino restaurata di Raffaello Sanzio Santi e da sinistra:
Bruno Santi, Soprintendente dell'opificio delle Pietre Dure, Antonio Natali,
Direttore della Galleria degli Uffizi e curatore della mostra, Matteo Renzi,
Presidente della Provincia di Firenze, Cristina Acidini, Soprintendente
al Polo Museale Fiorentino, Giovanna Folonari, Assessore alla Cultura della
provincia di Firenze.
Presentazione di Antonio Natali
La Madonna del Cardellino è uno dei quadri più celebri
di Raffaello e di sicuro è fra le gemme preziose della Galleria degli
Uffizi. Il suo restauro (chiuso in questi giorni) è stato condotto
a Firenze nei laboratori dell’Opificio delle Pietre Dure, ch’è uno
dei due istituti nazionali per la conservazione del patrimonio artistico.
A lavoro felicemente compiuto si doveva far festa e si doveva farla in
un luogo emblematico. Palazzo Medici, l’austera e magnifica residenza
voluta da Cosimo il Vecchio per sé e la sua famiglia, oggi sede
dell’amministrazione provinciale e di rappresentanza del governo
centrale, è parso a tutti fosse in città quello più adatto
alla prima ufficiale presentazione del capo d’opera del Sanzio.
In
queste stanze, opportunamente, la tavola restaurata si mostra alla
vista d’ognuno, avendo d’intorno l’illustrazione del
percorso operativo che l’ha condotta all’attuale perspicua
leggibilità:
le fasi degl’interventi – sovente ardui, sempre delicatissimi – sono
esibite sui pannelli che fanno corredo didattico all’opera, dai
quali anche s’evince l’impiego delle differenti (e tutte
alte) professionalità che
hanno concorso a quest’esito.
Non s’è voluto però che
la Madonna del Cardellino si offrisse alla stregua d’un
capolavoro disincarnato. Non ci piaceva l’idea di ridurla al
rango di feticcio o di venerabile reliquia, cui l’avrebbe segregata
una sua esibizione solitaria. È parso
invece conveniente che le fossero vicine poche, ma eloquenti, opere
coeve, capaci di dar conto, ancorché in maniera succinta,
d’alcuni
aspetti utili alla comprensione della stagione che la vide nascere
e, poco dopo (in seguito a un trauma drammatico), risorgere.
Oltre
la Madonna del Cardellino, quattro opere; non di più.
Un
ritratto – la Gravida –, ascritto a Raffaello
al tempo del suo soggiorno fiorentino, servirà a documentare
l’altro
genere (accanto ai quadri di Madonne) cui si volse il Sanzio
a Firenze, fra il
1504 e il 1508.
Un secondo ritratto – la Monaca –,
stavolta d’artista
fiorentino, varrà da prova dell’ascendente esercitato
dal giovane urbinate sui colleghi in riva d’Arno.
Una tavola
sottile (che fungeva da “coperta” di ritratto),
decorata con motivi a grottesche – talora autorevolmente
attribuita a Raffaello e invece, essa pure, d’ambito fiorentino –,
sarà un
ulteriore attestato di consonanze stilistiche tra Firenze e il
maestro (a maggior ragione se la “coperta” fosse
stata concepita – come
pare – proprio per la Monaca).
Una terracotta invetriata
di Girolamo della Robbia con la Madonna, il Bambino e san
Giovannino (1510-1515), la cui composizione
fedelmente ripropone
la Bella giardiniera di Raffaello al Louvre,
gioverà a
mostrare la subitanea diffusione non solo dell’espressioni,
ma anche delle invenzioni raffaellesche (perfino nella scultura).
E giusto la Madonna parigina (lasciata dal Sanzio
incompiuta) fu – secondo
una tradizione antica e affidabile – portata a termine
da Ridolfo del Ghirlandaio, figlio del grande Domenico e coetaneo
di Raffaello; anzi, di lui amico
e consentaneo.
La comunanza d’affetti e di stile fra i due
c’è sembrata
tale da indurre a congetturare che appunto Ridolfo possa essere
stato l’artefice
del restauro cui alla fine degli anni quaranta del Cinquecento
fu sottoposta la Madonna del Cardellino, rimasta nel
1547 sotto le macerie del palazzo
di chi l’aveva commissionata. Sarà allora d’una
qualche suggestione vedere nelle stesse sale la cosiddetta Monaca,
ritratto di
cui si torna qui a proporre l’autografia proprio di Ridolfo.
Lui, il primo probabile restauratore, al cospetto dell’ultimo
restauro.
L’attribuzione della Monaca a Ridolfo
non è tuttavia accolta
dai più, giacché di solito si preferisce ascriverla
a Giuliano Bugiardini; ai cui stilemi può in effetti risultare
conveniente, ma che fu pittore – a mio avviso – di
mano meno felice e di cuore meno alato. Se i ragionamenti che
su questo quadro saranno svolti
nelle pagine seguenti non paressero persuasivi e si preferisse
conformarsi al parere più diffuso, non meno importante
sarà comunque
l’accostamento fra la Gravida e la Monaca al
fine d’intendere
ciò che per Firenze e i suoi giovani artisti rappresentò la
permanenza di Raffaello in città.
Con questa mostra la Galleria fiorentina saluta il ritorno a
casa d’un
suo figliol prodigo.
Antonio Natali
Direttore della Galleria degli Uffizi
Indice:
La Madonna del Cardellino Restaurata
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