Nel segno dei Medici
Tesori sacri della devozione granducale
San
Lorenzo -
Museo delle Cappelle Medicee, fino al 3 novembre 2015

©www.zoomedia.it vanna innocenti
17 aprile 2015
Nel segno dei Medici.
Tesori sacri della devozione granducale è il titolo della
mostra organizzata nelle Cappelle Medicee che propone " una
riflessione e un approfondimento su un tema caro alla famiglia granducale:
i doni a carattere
sacro, preziosissimi
e magnifici che i Medici offrirono ai santuari della Toscana, ma anche ben
oltre lo Stato che la famiglia governava, arrivando fino a Loreto, in Terra
Santa e a Goa in India. Doni di varia natura e tipologia, corone votive, fornimenti
per altari, calici, ostensori, reliquiari, paliotti etc., che allora come oggi
si leggono nella duplice forma di testimonianza del culto dei granduchi e delle
granduchesse legati per varie ragioni ai santuari beneficiati dalle sontuose
suppellettili sacre, ma anche di ricchezza, di cultura e di gusto, testimonianza
indubbia del loro potere economico e politico, o meglio, come è stato
scritto, “veicoli dell’articolato sistema di sacralizzazione del
potere”. Si è scelto di presentare solo pezzi molto preziosi e
spesso poco noti, un “fior da fiore” a far da corona alle meraviglie
di reliquiari medicei che il Museo conserva fin dal 1945 e che oggi, alla luce
di rinnovati studi, concorrono a esprimere e chiarire il sentire dei committenti
contribuendo alla comprensione della cultura che li espresse, troppo spesso
e ingiustamente ritenuta in passato unicamente frutto di ‘bigottismo’."
(Monica Bietti, direttore) Nell'immagine un particolare del Reliquiario
di san Casimiro del Soldani Benzi.

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"
Nel
risplendere degli ori, nel variare delle pietre dure sapientemente lavorate,
nello scomporsi della luce nel cristallo di rocca si avrà l’impressione
di fulgida bellezza e si capirà tutta la grandezza dei committenti.
La mostra segue e, in qualche modo completa, altre due importanti esposizioni
che l’hanno preceduta: Sacri Splendori, allestita nel 2014 nel Museo
degli Argenti e i cui studi e attente indagini documentarie hanno costituito
la base indispensabile per quella attuale; e la piccola e raffinata esposizione
dedicata a L’altra
metà del cielo che ha trovato il suo luogo
ideale presso il Museo
di Casa Martelli a Firenze, sempre nel 2014. " (Monica
Bietti, direttore).

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L'esposizione è ordinata secondo il loro legame
con i vari personaggi della famiglia Medici che effettuarono le donazioni.
Allora come oggi questi doni si prestano ad una duplice lettura: come
attestazione della devozione dei granduchi e delle granduchesse e come
manifestazioni di ricchezza, di cultura e di gusto, testimonianza indubbia
del potere economico e politico al governo. Offerte
di questo grandissimo pregio e costo trascendevano l'ambito di una devozione
privata e personale e si presentavano come omaggi "di Stato" al
superiore potere della Divinità.
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La cura nella scelta e nella lavorazione dei materiali è un tratto comune
nella creazione di oggetti di piccole, medie e grandi dimensioni. Gli artefici
che fornivano modelli e disegni lavoravano indistintamente a urne reliquiario
destinate a racchiudere piccoli elementi e frammenti, oppure di grandezza tale
da accogliere un intero corpo, come pure a corone, fornimenti, altari, paliotti
o intere cappelle. Gli oggetti in mostra, tutti di qualità altissima,
trovano con la Cappella dei Principi, dove sono ambientati, un dialogo stretto
ed esplicito
che valorizza
gli uni e l’altra con rimandi, rapporti e richiami palesi, in un tutt’uno
davvero unico al mondo.

©www.zoomedia.it vanna innocenti 17 aprile 2015 - Nell'immagine la
bolla di Papa Pio V.
La mostra si apre con un
dipinto di anonimo raffigurante il momento, il 5 marzo 1570, in cui Cosimo I
de’ Medici ricevette l’investitura a granduca da papa Pio V (1566-1572).
Il titolo granducale era nuovo rispetto a quelli fino ad allora assegnati da
papi o imperatori, cosicché anche la corona, che non poteva esemplarsi
su modelli esistenti, dovette essere creata ex novo; la vediamo rappresentata
in questo dipinto oltre che nel proclama originale conservato
presso l’Archivio di Stato di Firenze.

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Particolare decoro della bolla di Papa Pio V.

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Particolare del disegno della corona granducale della bolla di Papa Pio
V.
La
medesima corona del Granduca fu poi presa a modello per incoronare le sacre
immagini mariane
dei maggiori santuari della Toscana, a testimonianza della sacralità assunta
come forma ufficiale di propaganda e affermazione politica. Ne sono manifestazione
evidente in mostra le due corone realizzate per la cosiddetta Madonna delle
lacrimedella Santissima Annunziata di Arezzo.

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La corona granducale nei cenotafi della Cappella dei Principi.
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La corona granducale nel ritratto di Maria Maddalena d'Austria granduchessa
di Toscana.

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La corona di San Cesonio in filigrana d'argento delle botteghe granducali dell'ultimo
quarto del XVII secolo apparteneva alla collezione medicea della Cappella delle
Reliquie
di Palazzo Pitti, è ora
proveniente
in mostra dalla Cappella Ginori della basilica di San Lorenzo.

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Nell’anno del Giubileo 1600, Ferdinando I de’ Medici rinnovò con
un prezioso donativo il legame tra il casato e le chiese del territorio,
inaugurando
una tendenza che segnò l’intero secolo, in un continuo crescendo.
L’8 settembre (festa dell’Annunciazione) il granduca consegnò alla
Basilica servita della Santissima Annunziata un prezioso paliotto d’argento
opera dell’orafo cortonese Egidio Leggi, come ex voto in segno di gratitudine
per la guarigione del figlio Cosimo da una grave infermità, considerata
una grazia della Madonna più venerata di Firenze. Ancora più importante,
per la storia narrata in questa mostra, è la
figura di Cristina di Lorena, moglie di Ferdinando I dal 1589. A lei si devono
importanti donativi per i santuari della Toscana, fra i quali quelli per la Madonna
al Sasso e per Santa Maria della Fontenuova a Monsummano. Nei laboratori di
Galleria, Cristina di Lorena favorì la presenza
di vari maestri d’oltralpe, come Jonas Falck,
accanto agli artisti di corte come Matteo Nigetti e Pietro Tacca, autori del "fornimento
d’altare" per la basilica della Santissima Annunziata a Firenze e
impegnati nel cantiere della Cappella dei Principi presso San Lorenzo.
Con il granduca Cosimo II e la consorte Maria Maddalena d’Austria, si intensificarono
le commissioni di grandiose opere di oreficeria sacra. Tra i lavori promossi
dalla coppia granducale spicca lo straordinario ex voto con l’effigie in
pietre dure di Cosimo II (un particolare è inserito in copertina
del n° 2 2015).
L’opera
costituiva
la parte
centrale
di un monumentale paliotto in oro – disfatto sul finire del XVIII secolo – destinato
all’altare di san Carlo Borromeo a Milano, ma mai inviato nella città lombarda
per la morte prematura del Granduca, avvenuta nel 1621. Su iniziativa di Maria
Maddalena la cappella dell'ex appartamento di Ferdinando
I de’ Medici in Palazzo Pitti divenne un sontuoso sacello domestico: la
Cappella delle Reliquie, dove trovò stabile sistemazione la ricca collezione
di oltre seicento reliquie, entro custodie eseguite in materiali preziosi, come
il Reliquiario di san Guglielmo duca di Aquitania e quello di una
delle compagne di sant’Orsola, eseguiti nel 1619 per Cosimo
II che li offrì in dono alla moglie.
Vittoria della Rovere ereditò dalle
granduchesse Cristina di Lorena e
Maria Maddalena d’Austria la Cappella delle Reliquie di Palazzo Pitti
con il suo tesoro di sacri resti e di reliquiari. Animata da una fervida fede,
contribuì in
maniera determinante alla crescita di questo insieme, arricchendolo di reliquie
provenienti spesso dalle catacombe romane. Di pari passo procedette la realizzazione
di nuove custodie, tutte di notevole pregio artistico, come il Reliquiario
di san Zanobi e il Reliquiario di san Tommaso vescovo di Hereford,
caratterizzati da statuette a tutto tondo in argento attribuite a Michelangiolo
Targioni.
Il granduca Cosimo III rivestì un
ruolo di assoluta centralità nella
storia della devozione medicea. Le cronache del tempo informano delle sue
numerose donazioni ai molti luoghi di culto, così come della sua
ossessiva ricerca e raccolta di reliquie di santi. Il suo regno fu segnato
dalla commissione
di un rilevante numero di custodie destinate alla sua Camera in palazzo Pitti,
ma
anche da portare addosso alla persona sotto forma di raffinati medaglioni,
così da
trarre beneficio dai poteri terapeutici che la devozione del tempo attribuiva
ai sacri resti. Si deve a Cosimo III il rinnovamento dell’ambiente
artistico di corte. Fu infatti il Granduca a fondare, nel 1673, l’Accademia
fiorentina a Roma con sede a palazzo Madama, permettendo agli artisti
fiorentini di
aggiornarsi
sul gusto barocco. Vi si formarono vari illustri artefici destinati a dominare
la scena cittadina tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento, primi
tra tutti Giovan Battista Foggini e Massimiliano Soldani Benzi, importando
le novità di origine romana nel linguaggio fiorentino delle arti espresso
in tutte le sue forme. Nel Reliquiario di san Casimiro del Soldani Benzi si
avverte la rottura rispetto alla tradizione precedente per il complesso
dinamismo dell’opera: un vero trionfo di fiori, nastri, e figure a
tutto tondo in libertà, che raggiunge effetti di straordinaria efficacia.
La suggestione teatrale di chiara impronta barocca è evidente anche
nelle opere di Giovan Battista Foggini, caratterizzate dall’impiego
di pietre dure con effetti cromatici sorprendenti. Il Reliquiario
di san
Sigismondo si pone al vertice di tale percorso: attorno alla
pur carismatica presenza della reliquia, l'apparato narrativo e ornamentale
diviene
sempre più coinvolgente e scenografico.

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17 aprile 2015
La mostra è curata, come il catalogo edito da Sillabe, da
Monica Bietti, Riccardo Gennaioli ed Elisabetta Nardinocchi, ed è promossa
dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del
turismo, dal Segretariato regionale del Ministero dei beni e delle
attività culturali e del Turismo per la Toscana con l'Ex
Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed
Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze,
il Museo delle Cappelle Medicee e Firenze Musei. Nell'immagine
i vede un momento della conferenza stampa con Magnolia Scudieri,
Monsignor Marco Domenico Viola, Monica Bietti e Elisabetta Nardinocchi
nella
Cripta Lorenese di San Lorenzo; sulla destra, nello sfondo della
foto, il pilastro decorato con marmi intarsiati
che accoglie
la tomba
di
Cosimo il Vecchio de' Medici del
Verrocchio; è il pilastro centrale che è sottostante alla lastra
tombale
di Cosimo il Vecchio nel
pavimento
della chiesa di San Lorenzo che è posta anche
al di sotto e nel centro, della cupola.
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