Fabrizio Boschi
pittore barocco di “belle idee” e di “nobiltà di maniera”
Firenze,
Casa Buonarroti, 26 luglio-13 novembre 2006
Tra i pittori che Michelangelo Buonarroti il Giovane -
pronipote del grande Michelangelo - chiamò a decorare la casa di
famiglia in via Ghibellina a Firenze, una personalità da riscoprire è senza
dubbio quella del fiorentino Fabrizio Boschi (1572-1642), incaricato
nel 1615 dal padrone di casa di realizzare uno dei pannelli parietali della ‘Galleria’ al
piano nobile del palazzo, raffigurante Michelangelo che presenta a papa
Giulio III il modello ligneo del Tribunale di Ruota in via Giulia a Roma.
All’apice della carriera, cominciata ben presto con il Passignano
e perfezionatasi a Roma, nel fervido clima intellettuale e artistico di
fine Cinquecento, il Boschi produsse qui un capolavoro di equilibrio
compositivo e cromatico, caratterizzato da una pennellata corposa, materica,
mediata sia dal Cigoli, sia da Rubens, con i quali il nostro artista era venuto
in contatto al tempo dell’esperienza romana.
Sontuosità di pennello ed eloquio narrativo sostanziano comunque tutta
l’opera del Boschi già a partire dalle prove licenziate prima del
soggiorno nell’Urbe, come la pala di San Barnaba a Firenze; ma con il rientro
nel 1606 nella capitale granducale l’artista vi importa una nuova grandiosità compositiva
che, abbinata a potenti contrasti luministici e a caricati effetti espressivi,
fa intuire l’avvenuta assimilazione dell’opulento linguaggio rubensiano
e del naturalismo di Caravaggio, qualificando il Boschi, come ben sintetizzato
già da Mina Gregori nel 1962, un vero e proprio pittore ‘protobarocco’.
Su questa linea di solennità drammatica si modulano molte delle opere
- in gran parte inedite - del primo decennio del Seicento, mentre nel successivo
l’artista, ben inserito nel giro delle committenze cittadine, smorza gradualmente
certe forzature naturalistiche in favore di una narrazione più piana,
fiorentina, pur non rinunciando alla monumentalità delle figure, di una
pienezza fisica ancora una volta pre-barocca.
Eccezionale disegnatore - nella migliore tradizione locale - quale ce lo consegna
un corpus imponente per numero e, soprattutto, per qualità, il Boschi
elaborò con gran cura le proprie opere, dimostrando, anche nel mezzo grafico,
una versatilità non ordinaria, che lo portò a sperimentare tutte
le tecniche allora in uso - dalla matita alla penna, dall’acquerello al
carboncino, al pastello o al gessetto - grazie alle quali ottenere studiati effetti
volumetrici e di chiaroscuro.
Con l’aprirsi del terzo decennio e per tutto il successivo, ricchi di opere
e commissioni prestigiose, lo stile del Boschi, si tratti di affreschi o di lavori
su tela e su tavola, non perde in eloquio narrativo, arricchendosi di una tavolozza
varia e colorata, di un’attenzione ai dettagli - oggetti o stoffe - che
rivela la sintonia artistica con maestri più giovani quali Giovanni Bilivert,
Matteo Rosselli e i loro scolari.
In questo periodo, la pittura del nostro subisce anche significative mutazioni
morfologiche che interessano le figure, sempre più allungate e sinuose,
eleganti nell’incedere falcato e maestoso, bellissime nella solarità dei
volti; e presaghe, nel loro giganteggiare nello spazio atmosferico, delle più moderne
istanze cortonesche, ma in anticipo su quelle penetrate con decisione a Firenze
soltanto alla metà del quarto decennio del Seicento.
La mostra, curata da Riccardo Spinelli, studioso specialista del Seicento fiorentino,
si inserisce nel solco delle iniziative culturali di Casa Buonarroti finalizzate
alla riscoperta di quei pittori del XVII secolo che lavorarono per Michelangelo
il Giovane (Artemisia Gentileschi, Cecco Bravo), e vuole illustrare la parabola
figurativa di Fabrizio Boschi dagli inizi dell’attività (con dipinti
databili alla fine del Cinquecento), sino alla fine della carriera, presentando
una campionatura significativa dell’attività del pittore e, al contempo,
per mezzo dei disegni, documentare opere intrasferibili (quali gli affreschi),
altre disperse, altre ancora ricordate dalle fonti.
Il piano della mostra prevede la presenza di circa 20 dipinti su tavola e su
tela (in gran parte sconosciuti), e di una cospicua selezione di disegni, la
maggior parte dei quali ugualmente inediti.
In questa occasione si vuole insomma restituire all’artista il ruolo che
gli compete nella cultura figurativa fiorentina dei primi decenni del Seicento,
nella quale il Boschi fu indiscusso protagonista, precoce interprete del più moderno
linguaggio barocco, intelligentemente virato in chiave locale, e soprattutto
artefice di “belle idee” espresse con “nobiltà di maniera”,
come ebbe a dire di lui il biografo Filippo Baldinucci.

Autografo di fabrizio Boschi
Informazioni su Fabrizio Boschi e la Mostra
Fabrizio Boschi - pittore barocco di “belle idee” e
di “nobiltà di maniera”
Casa Buonarroti, Firenze, via Ghibellina 70
26 luglio-13 novembre 2006