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Firenze

Dagli splendori di corte al lusso borghese.
L’Opificio delle Pietre Dure nell’Italia unita
17 maggio - 11 settembre 2011
- Galleria d’Arte Moderna, Andito degli Angiolini, Palazzo Pitti


© www.zoomedia.it
vanna innocenti - 16 maggio 2011
"Dagli splendori di corte al lusso borghese. L’Opificio delle Pietre Dure nell’Italia unita". In mostra, nell'immagine a sinistra, la "Giardiniera da sala" completata dall'Opificio delle Pietre Dure, su modello di Edoardo Marchionni e con intagli di Paolo Ricci, nel 1883. A Palazzo Pitti la preziosa fioriera in pietre dure, uno dei capolavori che rimasero invenduti, è collocata in posizione centrale e addobbata con fiori; quella stessa posizione che il suo ideatore avrebbe voluto per mostrare i lavori in commesso fiorentino sui quattro pannelli laterali. Nell'immagine a destra, si vede il pannello con la rappresentazione di "Flora". Nella figura femminile e nei motivi floreali si rintracciano le intenzioni e gli influssi innovativi, come alcuni elementi grafici che anticipano la "Belle Epoque", che si ricercavano per le produzioni nell’ Opificio delle Pietre Dure negli anni intorno al 1880.


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" Dagli splendori di corte al lusso borghese. L’Opificio delle Pietre Dure nell’Italia unita". Conferenza stampa della mostra nella Galleria d'Arte Moderna con i rappresentanti delle istituzioni promotrici, con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della mostra: da sinistra nell'immagine, Clarice Innocenti, responsabile del settore all'Opifico delle Pietre Dure, Annamaria Giusti, direttore della Galleria d'Arte Moderna e curatrice della mostra e del catalogo (ed. Sillabe), Cristina Acidini, soprintendente per i Beni Artistici e Storici ed Etnoantropologici e per il Polo Museale della città di Firenze, Giampiero Maracchi, vicepresidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
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" Dagli splendori di corte al lusso borghese. L’Opificio delle Pietre Dure nell’Italia unita".
Nell'immagine si vede l'illustrazione del "Giornale con incisioni e con gli atti ufficiali della commissione reale de l'Esposizione Italiana del 1861". L'"Esposizione Italiana Agraria Industriale e Artistica si tenne a Firenze, nel "Palazzo della Esposizione Nazionale" allestito nella ex "Stazione Leopolda" a Porta al Prato. Tra spazi chiusi e aperti la manifestazione raggiunse una superficie complessiva di 112.000 metri quadri, di cui 38.538 coperti. Uno spazio ben confrontabile con i due grandi ed internazionali eventi precedenti: l'Esposizione Universale di Londra del 1851 e quella di Parigi del 1855. Le esposizioni erano in auge in quel periodo, si preparava un evento anche a Londra per il 1962 e, per l'Italia appena unificata, fu un'occasione economica e politica che offrì anche l'opportunità di mostrarsi unitì al mondo.


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" Dagli splendori di corte al lusso borghese. L’Opificio delle Pietre Dure nell’Italia unita". Nell'immagine si vede un particolare del tondo con il volto di Dante Alighieri inserito nel piano raffigurante l'"Incontro di Cimabue e Giotto" del 1861. Il piano, realizzato dalla manifattura Bianchini, la prima manifattura privata fiorentina, sorta nel 1825, accanto all'Opificio.

La ex-aristocratica "Galleria dei lavori", fondata nel 1588 da Ferdindo I, con l'Unità d'Italia, mutò il suo nome in "Opificio delle Pietre Dure" partecipò all'Esposizione Nazionale del 1861 con lavori in pietre dure antichi e moderni.
La "Manifattura di corte", conosciuta per la magnificenza dei suoi lavori in tutta Europa, aveva sempre lavorato al servizio esclusivo della corte.

Con l'Unità d'Italia l'Opificio divenne istituto statale, con l'obbligo di finanziarsi con le vendite al pubblico dei prodotti. L'attività dell'Opificio proseguì quindi al servizio della nuova corte e, in parte, in regime di libero mercato.

Iniziava un'altra sfida. L'Opificio si presentò all’ esposizione con tutta la sua magnificenza raccogliendo lusinghieri commenti. Partecipò all'Esposizione Italiana del 1861 e a quelle tenute in anni successivi, come Padova nel 1869, e quelle dell'Orticoltura di Firenze del 1874 e 1880.
Con alterne vicende, l'Opificio concluse la produzione e dal 1895 si dedicòal restauro di monumenti e di pubbliche opere d'arte.


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La mostra si compone di sette sezioni ognuna illustrata con pannelli didattici. Il percorso inizia con la descrizione della grande tradizione fiorentina della Manifatura Granducale e poi si snoda nei temi: "1861, ... in una tavola marmorea tutta intera una primavera".


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" Dagli splendori di corte al lusso borghese. L’Opificio delle Pietre Dure nell’Italia unita"
Nell'immagine, si vede un particolare dall'immagine precedente, con la descrizione dell'Autunno, del piano di commode con la raffigurazione del "Trionfo d'Europa", del 1771, di G.B. Jacopucci, su modello di G. Zocchi.

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" Dagli splendori di corte al lusso borghese. L’Opificio delle Pietre Dure nell’Italia unita".
Nell'immagine si vedono alcuni esempi nelle teche della sezione "Una tecnica antica per un tema attuale: la celebrazione degli uomini illustri nell'Italia unita". Cimabue, Michelangelo e Dante sono gli uomini illustri dell'immagine e provenienti alla mostra dall'Opificio delle Pietre Dure e dalla Casa Buonarroti. Nel 1865 venne celebrato il sesto centenario della nascita di Dante.

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" Dagli splendori di corte al lusso borghese. L’Opificio delle Pietre Dure nell’Italia unita".
Nell'immagine, ripresa nella sezione: "Un nobile congedo: l'ultima attività artistica dell'Opificio" si vedono alcuni disegni, a matita e acquarellati, avvicinati alla "Formella con ornati di fiori, uccello e animali" degli anni 1880 e 1882 di Edoardo Marchionne, il direttore che traghettò l'Opificio verso l'attività di restauro.


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" Dagli splendori di corte al lusso borghese. L’Opificio delle Pietre Dure nell’Italia unita".
Nell'immagine, ripresa nella sezione: "I Savoia e il mosaico fiorentino", si vede un particolare del "Tavolo con colombe e ghirlande di fiori" di Enrico Bosi realizzato intorno al 1880.


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" Dagli splendori di corte al lusso borghese. L’Opificio delle Pietre Dure nell’Italia unita".
Nell'immagine, dalla sezione " Uno sguardo al laboratorio dell'Opificio", si vede il dipinto di Adriano Cecioni dipinto tra il 1866-1867 "Ragazzi che lavorano l'alabastro" proveniente alla mostra dalla Pinacoteca di Brera, a Milano.


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" Dagli splendori di corte al lusso borghese. L’Opificio delle Pietre Dure nell’Italia unita".
La storia dell'Opificio raccontata dalle gigantografie riprodotte per la mostra dall'Archivio Storico dell'Opificio. Sulla destra dell'immagine si vede il restauratore, ora pensionato, dell'Opificio mentre racconta le vicende riprodotte nelle immagini. Nell'Opificio è rimasto in attività un unico restauratore del settore. L'Opificio si trova di nuovo in un periodo fragile del suo cammino con il rischio di non aver un ricambio di personale con adeguate conoscenze. Un rischio più grave per il settore del commesso in pietre dure, considerate le peculiari competenze necessarie.



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Pagina pubblicata il 02-2011 - Aggiornato il 07-Giu-2015