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Firenze

Iniziativa nel calendario eventi Genio Fiorentino 2006 dal 22 aprile al 21 maggio 2006

Salone de' Dugento durante il convegno Teatro musicale in Italia
Prospettive per l'organizzazione del
Teatro musicale in Italia

Firenze – Palazzo Vecchio, Salone dei Duecento 29-30 aprile 2006

LE RAGIONI DI FIRENZE.
OPPORTUNITÀ E TEMATICHE DEL TEATRO MUSICALE IN ITALIA

   
"Firenze oggi, come l’Atene di Pericle e la Firenze rinascimentale, si pone ancora una volta come Stato, luogo propulsivo di pensiero, per un momento di riflessione che tenda a ripensare la complessiva struttura materiale e immateriale della cultura musicale in Italia. In particolare quella dell’organizzazione teatrale.
È questa l’ottica con la quale si sono riunite a Firenze le più rilevanti personalità del Teatro musicale italiano e europeo per discutere i due temi fondamentali che i curatori del convegno hanno posto sul tappeto, quello dell’organizzazione teatrale e quello della normativa e sovvenzionamento del Teatro musicale.
Il convegno, curato da Dario Nardella e Mario Ruffini, è stato promosso da tre rilevanti istituzioni: Comune di Firenze (Commissione Consiliare Cultura), Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut (Progetti Musica e Arti figurative), con il supporto di Regione Toscana, Provincia di Firenze e Ministero dei Beni Culturali.
Gli ospiti del convegno erano ragguardevoli, da Ioan Holender, direttore dell’Opera di Vienna, a Stéphane Lissner, sovrintendente del Teatro alla Scala, e a chi lo ha preceduto, Carlo Fontana, neo senatore, a Sergio Segalini, direttore artistico della Fenice di Venezia, al sovrintendente dell’Opera di Roma Francesco Ernani, a Francesco Giambrone e Paolo Arcà, sovrintendente e direttore artistico del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, a Piero Giarda dell’Università Cattolica e Quirino Principe dell’Università Roma Tre, e a molti altri, fra cui i Sindaci di Firenze, Leonardo Domenici, e di Bari, Michele Emiliano e il direttore generale del Ministero dei Beni Culturali Salvo Nastasi.
Già dalla Relazione introduttiva di Mario Ruffini (ideatore del convegno) su Teatro di repertorio e produzione, fra formazione e servizio, i temi sono stati analizzati nel contesto di una storia civile, politica e musicale che ha mostrato come, nel corso dei quattro secoli di pratica del “dramma in musica”, il paradigma del Teatro musicale italiano abbia sofferto il logoramento di una ricerca degli interessi particolari.
Sono state messi a confronto i vari modelli organizzativi in Europa, in particolare quello tedesco del Teatro di repertorio (con compagnia stabile, capace di grande produttività e bassi costi), e quello italiano configurato come Teatro di produzione (con compagnia che si forma volta per volta, a ogni produzione, votato all’eccellenza, con costi alti e bassa produttività).

Un dato emblematico può aiutare a riflettere: con costi non dissimili, nel 2005 il Maggio Musicale Fiorentino ha messo in scena 7 titoli per complessive 48 recite, mentre la Wiener Staatsoper ha presentato 65 titoli per 238 recite.
Differenze che trovano la loro origine in una ragione storica fondamentale, da tutti sottolineata: nei paesi di avanzata civiltà, la musica viene studiata seriamente e organicamente in tutti gli ordini scolastici, partecipando alla formazione umanistica generale della persona. In un paese come l’Italia, virtualmente musicale ma di fatto musicalmente analfabeta, la musica è studiata solo come materia tecnica dagli addetti ai lavori (i quali a loro volta non necessitano di una cultura generale), e neanche il Liceo Classico prevede la Storia della Musica nella propria offerta formativa.

Sul versante organizzativo sono emerse le diverse e contrapposte visioni dell’organizzazione teatrale, quella di Holender (Vienna) e quella di Lissner (Milano). Da un lato l’esigenza di fornire un’offerta esaustiva del patrimonio operistico italiano, dall’altro la ricerca di una qualità che impedisce una produttività altissima.
Il rischio è di perdere di vista il contesto paradigmatico generale, cioè il Teatro musicale nella sua essenza originaria, per avvitarsi in discussioni sintagmatiche fatte di rivendicazioni particolari. Ecco le ragioni principali di questo convegno: tornare a ragionare del sistema-teatro nella sua struttura portante.

Il sistema italiano vive una devianza culturale, poiché di fatto ha trasformato una normale attività teatrale in una sorta di Festival permanente. Gli stessi cachet altissimi, comprensibili (ma non troppo) in un Festival limitato nel tempo, nel quale si voglia raccogliere la più straordinaria eccellenza artistica, diventano una pratica intollerabile se lo stesso sistema continua tutto l’anno, come fosse sempre Festival (o sempre domenica).

Si è auspicato, in un’ampia visione europea, una riconversione del Sistema teatrale italiano come Sistema misto Repertorio / Produzione, ovvero una specificità singolare di ogni Teatro che, secondo la propria vocazione e tradizione, possa comunque avere un momento di produzione (Festival, luogo di eccellenza temporalmente limitato e definito in cui si “produca”), e un più lungo periodo di “repertorio”, da riconfigurare sul modello tedesco.

Un Teatro che, come evidenziato anche dall’Indagine statistica commissionata per l’occasione, possa riaprire un rapporto organico con la scuola, e fare servizio alla collettività e formazione ai giovani, riportando il pubblico a poter amare da vicino l’intero proprio patrimonio musicale.

Fra i punti emersi, ne segnaliamo alcuni:
– a) Non rinunciare all’eccellenza artistica. Ma trovare i modi per arrivare a un sistema misto che possa salvaguardare le esigerne della qualità (produzione) e quelle della quantità (repertorio);
– b) Risolvere i problemi strutturali dei Teatri, che impediscono l’aumento della produzione.
– c) Ripensare il Teatro anche come un fondamentale servizio sociale;
– d) Ideare programmazioni adatte alle esigenze specifiche delle diverse realtà geografiche e culturali;
– e) Formare gli operatori all’interno stesso dei Teatri (cantanti, registi, scenografi, direttori d’orchestra…) che possano assicurare la continuità del lavoro e la sua qualità;
– f) Far coesistere passato e contemporaneità, repertorio e produzione;
– g) Organizzare sinergie operative fra differenti teatri tipologicamente compatibili.

Si è discusso dunque concretamente di un Teatro musicale in Italia, forma artistica fra le più rappresentative del nostro Paese, come bene condiviso dell’intera collettività, dunque imprenscindibile per la nostra esitenza.

La relazione di Dario Nardella, su Normativa e sovvenzionamento, ha aperto la discussione sul versante economico e sulle strategie finanziarie del sistema teatrale. Si è discusso di come defiscalizzare o detrarre dall’imposta sul reddito i contributi privati, ben sapendo che è impensabile immaginare un doppio impegno dello Stato, sia quello indiretto della defiscalizzazione, sia quello diretto della sovvenzione attraverso il FUS. È necessario proporre un patto fra Teatri, Stato e Autonomie. Ma il patto deve contenere eguali oneri e onori per i contraenti: la questione non è la regionalizzazione del FUS, ma al contrario è necessario costruire un modello di codecisione in cui Stato e Regioni decidono insieme criteri e modalità di conferimento dei finanziamenti. Lo Stato deve predisporre con urgenza una legge sullo spettacolo dal vivo, con una normativa di principio di pochi articoli, chiari e concreti, che metta le Regioni – opportunamente coordinate fra loro – in grado di concretizzarla nel dettaglio, in linea con sensibilità e specificità territoriali.
La legge quadro dovrebbe contenere misure più efficaci sul fronte degli incentivi fiscali allargando alle persone fisiche i livelli di deducibilità fiscale già previste per le persone giuridiche. La legge potrebbe contenere al suo interno un capo dedicato espressamente alle fondazioni lirico-sinfoniche, che sostituirebbe il decreto lgs. n. 367, riconoscendo ai teatri una vera autonomia statutaria, che tenga conto proprio delle profonde diversità economiche e organizzative dei 14 teatri lirico-sinfonici. Si dovrà inoltre predisporre, come già tentato in passato, la separazione del cinema dallo spettacolo dal vivo lasciando tutto il FUS a questo ambito e finanziando il cinema, sulla base del modello francese, con una tassa di scopo sui passaggi televisivi, TV via cavo, dvd, che non gravi sugli utenti.

In ogni caso, sia sul versante organizzativo che normative e finanziario, tutti gli interventi hanno sottolineato l’urgenza di promuovere una profonda rivalutazione del Teatro musicale che, in un Paese come l’Italia, costituisce un patrimonio culturale materiale e immateriale unico al mondo, vero fattore strategico anche di rilievo economico del Sistema Italia."

Documento Conclusivo a cura di Dario Nardella, Presidente Commissione Cultura del Comune di Firenze, e di Mario Ruffini, Responsabile dei progetti di Musica e Arti figurative dell’Istituto Germanico di Storia dell’Arte di Firenze.

LE RAGIONI DI FIRENZE.
OPPORTUNITÀ E TEMATICHE DEL TEATRO MUSICALE IN ITALIA

Documento Conclusivo

INTERVENTO DEL SOVRINTENDENTE STEPHANE LISSNER AL CONVEGNO DI FIRENZE DEL 29 APRILE 
Teatro di repertorio e teatro di produzione

Indice convegno Teatro Musicale

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Pagina pubblicata il 13-05-2006 - Aggiornato il 23-Apr-2008